Istat, Umbria da record per medici specializzati

Istat, Umbria da record per medici specializzati
di Fabio Nucci
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Sabato 4 Luglio 2020, 07:43
PERUGIA-  C’è anche un piccolo spaccato di Umbria nel Rapporto annuale 2020 pubblicato ieri dall’Istat. Dalla sanità al sociale, non mancano le criticità messe in luce dal report. Tra i dati anche conferme, ad esempio che la regione registra un tasso di mortalità Covid-19 tra i più bassi d’Italia e una dotazione di medici specializzati ben sopra la media.
Nel primo quadrimestre 2020, in Umbria risultano 3.530 morti, 61 dei quali riferiti al virus per un tasso standardizzato (aggiustato secondo le fasce d’età) pari al 5,4%, il quinto più contenuto del Paese. Quanto all’andamento mensile dei decessi, solo a marzo è stato rilevato un aumento della mortalità, pari al 7,4%, rispetto alla media 2015-2019 dello stesso periodo. Nello stesso mese, ci sono state regioni, vedi Lombardia, che hanno registrato il +188,1% dei decessi.
L’Umbria figura anche tra le regioni con una dotazione di specialisti sopra la media nazionale, pari a 110 ogni 100mila residenti. L’elaborazione dell’Istat, su dati Iqvia, per il Cuore verde indica un valore di 119 medici del sistema sanitario attivi (ogni 100mila abitanti) nei reparti anestesia, malattie dell’apparato respiratorio, emergenza urgenza, medicina interna, malattie infettive e malattie dell’apparato cardiovascolare. La regione vanta la più alta concentrazione di specialisti dell’area emergenza-urgenza: 29 ogni 100mila abitanti, rispetto a una media nazionale pari a 24 (il minimo è a Bolzano, pari a 13). Il resto della dotazione degli specialisti è composta da 26 specializzati in anestesia ogni 100mila abitanti, 33 in medicina interna, 5 in malattie infettive e respiratorie, 21 in malattie dell’apparato cardiovascolare. Il valore che presenta una più ridotta variabilità tra le regioni, rispetto alla media nazionale (pari a 23) è quello degli anestetisti. Il Rapporto Istat ha articolato per regione anche i dati sull’assistenza domiciliare integrata, la cui utenza in Umbria è dimezzata rispetto a regioni come Veneto e Molise, dove risulta più sviluppata con circa 3.500 pazienti trattati. Con poco più di 1.500 utenti, la regione risulta comunque sotto la media nazionale ma in ogni caso ben sopra Bolzano e Valle d’Aosta dove si assistono 219 e 262 pazienti ogni 100 mila residenti.
Nel Rapporto è indicato anche il finanziamento effettivo della spesa sanitaria con l’Umbria che, figurando tra le Regioni che rispettano i parametri di bilancio, al 2018 disponeva di 1.985 euro pro capite. Una dotazione in crescita del 5% rispetto al 2012, quando il valore pro capite era pari a 1.896 euro. Tra le regioni non “in piano di rientro” (con i conti in ordine), l’Umbria è davanti a Marche (1.869 euro) e Basilicata (1.862), subito dietro la Toscana (2.019).
BIMBI E ASILI NIDO
Nel capitolo Mobilità sociale, diseguaglianze e lavoro, l’Istat affronta anche le conseguenze innescate dalla pandemia che ha condizionato anche l’organizzazione familiare con riflessi sulla vita dei più piccoli e delle donne. “Due diseguaglianze sono cresciute”, spiega l’Istat. “Una a sfavore delle donne, per le quali aumentano le difficoltà di conciliazione, la seconda a svantaggio dei bambini, con ritardi nella formazione e nella carriera scolastica”. In tale contesto, l’Umbria si distingue per una dotazione di posti pubblici e privati nei servizi socio-educativi per la prima infanzia, ben oltre la media nazionale. Grazie ai privati, nella regione è garantita una copertura superiore al 40% dell’utenza, mentre la media italiana è sotto il 30%. Neanche il 20% dei posti arriva tuttavia dal pubblico, una percentuale che colloca la regione comunque sopra la media nazionale.
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