Università di Perugia, infatti, aveva fissato tre criteri per l’assegnazione dei fondi: presenza nei consigli di dipartimento, didattica e lavori di ricerca. E nei criteri erano state inserite le cifre, almeno il 60 per cento di presenze nei consigli di dipartimento. Con la possibilità di una semplice autocertificazione. Una procedura snella anche in considerazione dell’entità dei bonus destinati ai singoli prof: da un minino di 800 euro fino a 5mila complessivamente per tre anni. Fatto sta che quei fondi erano messi a disposizione dal Miur per compensare il blocco nei contratti degli universitari; l’Ateneo di Perugia per il periodo compreso tra il 2012 e il 2014 ha distribuito circa 2 milioni di euro, divisi in tre fasce: ricercatori, associati e ordinari. Una somma piuttosto sostanziosa. Martedì mattina si riunisce il senato accademico, all’ordine del giorno non c’è la questione dei bonus. Proprio ieri è stato aggiunto un punto al programma della seduta: si tratta di un accordo con un istituto spagnolo, ma nessun riferimento alla vicenda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA