Salari bassi e inflazione, in Umbria effetto Irpef più caro d’Italia

Salari bassi e inflazione, in Umbria effetto Irpef più caro d’Italia
di Fabio Nucci
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Venerdì 16 Giugno 2023, 08:43

PERUGIA L’otto giugno è stato l’ultimo giorno in cui i lavoratori dipendenti, operai in particolare, hanno finito di lavorare per il fisco e iniziato a guadagnare. La stessa data, nel 2015, era considerata il 13 maggio. In Umbria tale termine è destinato a procastinarsi considerando la proverbiale “povertà” delle sue retribuzioni rispetto al resto d’Italia. Il suo contributo alle casse dello Stato resta tuttavia non indifferente con 2.338 milioni di euro di Irpef versata nelle dichiarazioni processate lo scorso anno, con una crescita del 6,4%. Un peso di circa 4.700 euro ogni contribuente che per i redditi 2022 dovrebbe alleggerirsi, viste le modifiche operate agli scaglioni dell’imposta. «Per dipendenti e pensionati tale vantaggio l’hanno ottenuto mese dopo mese in busta paga», osserva Beatrice Billardello, presidente Caf Cisl dell’Umbria.
Il problema, con stipendi quasi fermi, è l’effetto del caro vita sulle entrate delle famiglie umbre. L’analisi delle dichiarazioni 2022 (redditi 2021) il cui dato aggregato è stato pubblicato dal Mef, per l’Umbria indica un reddito complessivo (considerando anche eventuali entrate da locazioni) di 20.810 euro ogni contribuente, con una crescita rispetto all’anno precedente, dell’1,4%. «L’Umbria è una delle regioni dalle retribuzioni più basse», conferma Angelo Manzotti, segretario generale regionale della Cisl. «Il lavoro che abbiamo è di bassa professionalità e inoltre nella regione nella filiera del lavoro si racchiude soprattutto il segmento della produzione che ha poca marginalità. Programmazione e commercializazione, invece, avvengono fuori dal perimetro regionale». Pesa poi l’effetto inflazione, con l’Umbria e la provincia di Perugia in particolare, che anche in questa prima metà del 2023 mantiene uno degli indice dei prezzi più alti a livello nazionale. «Questo pesa sulle retribuzioni e sulle pensioni», aggiunge Manzotti. «Per questo chiediamo al governo nazionale un confronto per calmierare i prezzi e avviare una politica dei redditi per salvaguarda chi percepisce retribuzioni più basse. Pensiamo che anche a livello regionale si possa agire, ad esempio, mediando il confronto con i Comuni sulla concertazione sociale, ad esempio, per varare maggiori esenzioni nell’imposizione locale verso i redditi medio-bassi».
Anche se giugno, con l’avvento delle dichiarazioni telematiche, non è più considerato mese di scadenza canonica per la loro presentazione, chi si trova in debito col Fisco (magari a causa del conguaglio tra più Cud) dovrà mettersi in regola entro fine mese, versando saldo 2022 e primo acconto 2023. «Tra gli ultimi due anni ci sono state modifiche su scaglioni e aliquote Irpef che sono state rimodulate e sono cambiate le detrazioni da lavoro dipendente», speiga Billardello. «Nel 2022, quindi, l’incidenza dell’Irpef dovrebbe essere leggermente inferiore per i redditi di fascia media grazie alla riduzione delle aliquote.

Ma lavoratori dipendenti e pensionati il beneficio lo hanno visto in sede di busta paga o assegno mensile». Un ruolo negativo (dal punto di vista contabile) in busta paga lo ha avuto l’introduzione dell’assegno unico. «Oggi viene pagato a parte, mentre prima si operava tramite detrazione fiscale che nella dichiarazione dei redditi per i figli fino a 21 anni non c’è più». Ma tutto questo è già avvenuto in busta paga, non ci saranno quindi soprese al momento della presentazione di 730 o Unico 2023, fatto salvo l’effetto del trattamento integrativo.

«Dal 2022 i 1.200 euro che prima erano erogati a seconda del reddito, oggi si sono tradotti in un aumento della detrazione da lavoro dipendente». Sull’impatto di tali misure, tuttavia, pende il peso dell’inflazione che in Umbria nel 2022 è stata in media vicina al 10%. «L’effetto di tali benefici è stato sicuramente attutito», si osserva dalla Cisl Umbria.

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