Fermare l'Alzheimer in anticipo, la nuova sfida della geriatra Mecocci

Fermare l'Alzheimer in anticipo, la nuova sfida della geriatra Mecocci
di Monica Di Lecce
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Mercoledì 7 Febbraio 2024, 17:18

LA RICERCA

Contro l'Alzheimer la ricerca prova a giocare "d'anticipo" e lo fa con un progetto a cui partecipa la professoressa ternana Patrizia Mecocci, già riconosciuta tra i migliori ricercatori al mondo. Lo scorso 30 gennaio è stato formalizzato l'inizio del piano europeo AD-Riddle, ossia l'enigma malattia di Alzheimer, che riunisce 24 centri di ricerca (clinica, farmaceutica, biologica, bio-ingegneristica, informatica, oltre ad associazioni di familiari e pazienti con demenza) tra cui l'istituto di Gerontologia e Geriatria dell'Università - Azienda ospedaliera di Perugia di cui Mecocci è direttrice. L'obiettivo è colmare il gap tra l'individuazione precoce dei soggetti a rischio di malattia e la presa in carico da parte dei sistemi sanitari. La diagnosi precoce, infatti, oggi è affidata solo a centri specialistici non sempre accessibili a tutta la popolazione mentre la presa in carico spesso avviene quando la malattia è già molto avanzata. Lo scopo del progetto è ambizioso: individuare le persone a rischio nelle fasi più precoci della malattia utilizzando modalità di facile uso, poco costose, altamente affidabili e applicabili al più alto numero di persone sia per proporre terapie, sia per mettere in atto azioni di prevenzione che impediscano l'evoluzione della malattia anche nei soggetti a rischio. Un obiettivo che il progetto vuole perseguire mettendo a punto diversi strumenti di valutazione utilizzabili sia dalla popolazione in generale che dai medici di medicina generale e dagli specialisti. Lo studio quindi svilupperà vari strumenti che verranno proposti a seconda delle necessità. Tre gli step in cui si articolerà il lavoro: la creazione di un portale accessibile ai cittadini per aumentare la conoscenza e la consapevolezza sulla malattia ed effettuare un'autovalutazione delle proprie funzioni cognitive; la creazione e l'utilizzazione di sistemi e test digitali per la valutazione delle funzioni cognitive; la validazione una serie di biomarcatori misurabili nel sangue che permettano di sospettare la malattia di Alzheimer evitando modalità di studio più invasive o costose. Il progetto, messo a sistema, "consentirà spiegano i ricercatori - di proporre terapie sempre più personalizzate, capire meglio le diverse forme di malattia di Alzheimer, sotto il cui nome si raggruppano spesso altre forme meno conosciute e studiate di demenza, favorire modalità di prevenzione che, ci si auspica, venga sempre più sostenuta dalle politiche sanitarie delle Regioni e del Servizio sanitario nazionale". Ad oggi l'Alzheimer rappresenta la causa principale di demenza e colpisce 55 milioni di persone in tutto il mondo, di cui 9 milioni in Europa.

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