Spesa delle famiglie, in Umbria la ripresa bruciata dal lockdown

Spesa delle famiglie, in Umbria la ripresa bruciata dal lockdown
di Fabio Nucci
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Venerdì 12 Giugno 2020, 07:39
PERUGIA -  Quasi duemila euro di spesa in più in un anno. Nel 2019 le famiglie umbre erano tornate a spendere, col loro budget mensile risalito di 164 euro al mese. Parecchio, ma non abbastanza per ritrovare i livelli di spesa del 2009 che a maggior ragione non saranno avvicinati quest’anno, considerando l’impatto del lockdown sui consumi no-food. Il report annuale Istat, “Le spese per i consumi delle famiglie”, ritrae una regione che sembrava riavviarsi verso una maggior vivacità della spesa domestica, cresciuta del 7% in un anno. Un trend congelato dall’emergenza sanitaria che, stando alle stime provvisorie, senza considerare spese alimentari e per l’abitazione, nel primo trimestre 2020 ha ridotto la spesa media mensile di oltre il 12%.
Lo slancio 2019 rischia così di essere riassorbito dalla contrazione generata delle restrizioni anti-Covid. Non sarà così per la spesa alimentare, in rialita, del 5% circa: in un anno le famiglie hanno speso 244 euro in più. Se da una parte gli umbri hanno comprato più pesce (+8,3%) e frutta/verdura (+6%), c’è stato un ritorno di fiamma anche per segmenti meno salutari, come oli e grassi (+8,85%). Risalita, di 55 euro circa, la spesa per la carne; di 33 euro (+5,3%) quella per latticini, uova e formaggi; di 23 euro quella per pane e cereali. Stabile le uscite per zucchero e caffè, piatti pronti e bevande. Da segnalare, tra le voci del “non alimentare”, l’impennata del capitolo servizi ricettivi/ristorazione: nel 2019 un +15% di aumento (pari a circa 213 l’anno) che nel 2020 è destinato ad essere mortificato dalle conseguenze del lockdown.
Restando alle voci “no-food”, rispetto al 2018 c’è stata una crescita del 7,7%, per un differenziale di spesa di 1.723 euro (in totale la spesa annuale è salita di 1.968 euro), non sempre legato a una maggior propensione agli acquisti. Per quasi la metà, infatti, si è trattato di un aggravio dovuto alla maggior incidenza delle spese per trasporti, salite del 18,62%: un fardello aggiuntivo, tra carburante, bollo ed rc auto, o biglietti del servizio pubblico, di quasi 60 euro al mese. Stabile, invece, la voce Abitazione che comprende anche combustibili, energia, manutenzioni e affitti (voce figurativa per chi ha la casa di proprietà): con una spesa media mensile di 745 euro, resta l’importo mensile più consistente da sopportare per una famiglia media. Nel 2019, aumenti a due cifre anche per Arredamenti (+10,45%), Spettacoli-cultura (+13,9%) e Altri beni/servizi (+15,36%) che comprendono le spese per cura della persona, effetti personali, servizi di assistenza sociale, assicurazioni e servizi finanziari.
Se si raffrontano tali dati con quelli 2009, la mappa dei consumi ha subito un netto stravolgimento. Rispetto ad allora si spendono 770 euro in meno l’anno per gli alimentari, 900 per il no-food. Le famiglie hanno tagliato su carne (345 euro l’anno), bevande (160 euro) e pane (160 euro), aumentando la spesa per patate, frutta e ortaggi (+6,3%, 70 euro l’anno). Nel non alimentare, avanzata di alcolici e tabacchi (+118%) e della voce residuale “Altri beni e servizi” che dieci anni fa comprendeva anche servizi ricettivi e ristorazione e che è cresciuta del 24,5%, con una spesa aggiuntiva di 64 euro circa al mese. In picchiata, invece, le spese per l’abbigliamento, tagliata di oltre 700 euro, e per l’arredamento, ridotta di 477 euro. In dieci anni si è ridimensionato anche il peso della voce abitazione (-8,9%).
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