I due "Franco" boss della droga nell’hub di Perugia: contatti coi Casalesi già dal 2021

I due "Franco" boss della droga nell’hub di Perugia: contatti coi Casalesi già dal 2021
di Michele Milletti
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Mercoledì 10 Aprile 2024, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 20:49
PERUGIA Franco e Frank. Nomi d’arte. Simili come i destini dei loro “proprietari”. Boss dell’eroina a Perugia, signori del traffico di oltre trecento chili complessivi di droga (cocaina inclusa) ma finiti nella rete dei carabinieri del Nucleo investigativo che, sotto il coordinamento della Procura, hanno smantellato una organizzazione «fortemente verticistica» che dall’appartamento di via San Giuseppe, zona centro tra Monteluce e corso Bersaglieri, gestiva un giro di eroina e cocaina impressionante in collegamento con il clan dei casalesi e in particolare con Nicola Pezzella, considerato figura «apicale» nel clan. Con contatti con personaggi dell’area, specie un nigeriano che gestiva i traffici con Pezzella, iniziati nel 2021.
I DUE BOSS 
Nelle 200 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmata da gip Margherita Amodeo, che lunedì mattina ha portato all’arresto di tredici persone su un totale di 24 indagati (più altri quattro risultati irreperibili) emerge una città vero e proprio hub della droga e in particolare di eroina e cocaina a causa proprio dei gruppi capitanati da Franco e Frank. 
Nell’appartamento gestito dal primo («un importante fornitore e distributore di eroina operante in Perugia») in via del Lavoro in un colpo solo i carabinieri trovano oltre otto chili di eroina. Ma soprattutto, attraverso le confessioni di un corriere, investigatori e inquirenti vengono a conoscenza che quella non è l’unica zona di consegna della droga. «Oltre all’abitazione di “Franco” in via del Lavoro» il corriere fermato dai carabinieri racconta come, si legge nell’ordinanza, «vi fosse un’altra casa dove la droga veniva recapitata in grandi quantità, vale a dire quella sita in via San Giuseppe». E qui si apre uno scenario inquietante, tra fine 2022 e la primavera del 2023, fatto di undici viaggi da decine di chili di corrieri che dall’Olanda nel riportare la droga a Casal di Principe si fermano in quell’abitazione a lasciarne almeno la metà.
E il capo indiscusso nell’appartamento di proprietà di un perugino e regolarmente affittato secondo gli investigatori è “Frank” che di fatto prende il posto di “Franco” quando viene arrestato dai carabinieri. «Dopo l’arresto di “Franco” - è scritto nelle carte - ha probabilmente assunto un ruolo assolutamente centrale nel traffico di eroina a Perugia e nelle regioni
limitrofe, facendosi a sua volta chiamare “Frank”...». Un boss che «dispone di documenti, anche falsi, con diverse generalità» per i viaggi per la droga, e ancora «gestisce i viaggi all’estero dei connazionali, come emerso già a partire dall’estate 2021, grazie agli accertamenti presso le agenzie di viaggi di Perugia, i vettori aerei, Flixbus ed altro». Non solo: «Dispone di elevate risorse economiche e ha dimostrato elevata mobilità in ambito internazionale; si occupa del contratto d’affitto dell’appartamento di Perugia in uso all’associazione come base di spaccio». Con uno dei partecipanti all’associazione criminale che ha anche avanzato una richiesta di asilo politico.
LA CONFESSIONE
Uno dei corrieri bloccati dai carabinieri racconta come “Frank” importasse eroina e cocaina già dal 2020. Con introiti altissimi. «La prima volta ho portato più di 50mila euro. La seconda volta credo di aver portato circa 40mila. Non ricordo le date. Ho consegnato gli importi sempre alla stessa persona. In quella casa c’erano sempre due uomini. Non sono sicuro se ci fosse una donna. Ricordo che per entrare in casa, oltrepassato il portone d’ingresso, bisognava scendere dei gradini...».
IL GIUDICE 
Soggetti «con una elevata proclività a delinquere, che hanno fatto del traffico illecito di stupefacenti la loro principale o prevalente attività tesa al conseguimento di profitti ai quali difficilmente rinuncerebbero qualora fossero applicate misure non custodiali, continuando così a reiterare i reati qui contestati, come peraltro è già avvenuto visto che alcuni di loro hanno posto in essere condotte di partecipazione all’associazione ex art. 74 D.P.R. 309/90 e singoli episodi di spaccio di stupefacenti in costanza di misure loro applicate per le stesse fattispecie di reato in altri procedimenti. Ciò comprova senza dubbio la non idoneità dell’applicazione di misure non custodiali in relazione alla necessità di interrompere l’attività criminosa, in specie per quanto riguarda il reato associativo di cui al capo 48) dell’imputazione, la cui interruzione può essere ottenuta solo con la custodia in carcere degli indagati appartenenti all’associazione».
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