Davide ucciso a caccia sul Subasio: venerdì 17 l’udienza al Riesame per l’amico assassino

Davide Piampiano, la vittima, aveva 24 anni
di Enzo Beretta
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Venerdì 10 Febbraio 2023, 07:30
Dopo il niet del giudice per le indagini preliminari Piercarlo Frabotta che ha rispedito al mittente la sua istanza di scarcerazione, Piero Fabbri tenta il tutto per tutto al Riesame. Lo farà venerdì 17 febbraio: per quel giorno, infatti, è stata fissata l’udienza durante la quale il muratore 56enne, arrestato 16 giorni dopo aver ucciso l’amico Davide Piampiano nel corso di una drammatica battuta di caccia, proverà a convincere i giudici quanto meno ad alleggerire la misura cautelare dietro le sbarre. Non è ancora dato sapere se l’indagato prenderà parte all’udienza camerale che si svolgerà nel palazzo di giustizia in via XIV Settembre, a Perugia, nonostante il fascicolo abbia già preso la strada di Firenze in quanto la mamma della vittima, Catia Roscini, è un giudice onorario del tribunale civile di Spoleto. Il collegio di giudici che valuterà l’istanza è presieduto da Alberto Avenoso, a latere ci saranno le colleghe Emma Avella e Lidia Brutti. Fabbri, dietro le sbarre ormai da un paio di settimane, ha ucciso con un colpo di fucile calibro 12 l’amico Piampiano durante una battuta di caccia sui monti del Subasio, sopra Assisi, più precisamente al Fosso delle Carceri, a poche centinaia di metri da casa sua. La telecamera GoPro che indossava la vittima ha registrato tutto. È ritenuto responsabile del reato di omicidio volontario con dolo eventuale. «L’indagato ha accettato il rischio esplodendo il colpo di fucile alla sagoma in movimento - spiega il legale della famiglia Piampiano, l’avvocato Franco Matarangolo -. Davide era alto un metro e 84 centimetri, Fabbri dice di averlo scambiato per un cinghiale… ma come? Nel bosco c’è un amico, al quale stai andando incontro per aiutarlo, e spari un colpo di fucile?». Il difensore di Fabbri, Luca Maori, però, prova a far passare la linea di un delitto colposo. La difesa, riservandosi di «integrare i motivi», mette intanto in dubbio l’«errata applicazione di legge in ordine alla corretta qualificazione dell’ipotesi di reato contestata e, nello specifico, relativamente alla individuazione dell’elemento soggettivo da intendere nella colpa anziché nel dolo nella forma eventuale, come contestato». Maori parla anche della «assenza delle individuate esigenze cautelari, anche e soprattutto all’esito dell’intervenuto interrogatrorio di garanzia del 31 gennaio» e definisce «apodittiche e infondate le ragioni circa la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato». Per il legale, inoltre, sono «infondate ed ultronee quelle riferibili al pericolo di inquinamento probatorio». L’avvocato conclude confutando la «proporzionalità e adeguatezza dell’applicata misura custodiale». 
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