Davide Shorty: «Sono partito da un incendio per osservare il mondo. A Perugia vi racconto cosa ho trovato»

Davide Shorty: «Sono partito da un incendio per osservare il mondo. A Perugia vi racconto cosa ho trovato»
di Michele Bellucci
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Domenica 7 Aprile 2024, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 10:52

PERUGIA - Sarà protagonista questa sera all'auditorium di San Francesco al Prato il rapper, cantautore e producer siciliano Davide Shorty, atteso per l’unica data umbra del suo tour “Fuori fuoco” promossa da Mea Concerti in collaborazione con il Comune di Perugia (inizio alle 21). La sua inconfondibile voce soul e le tante contaminazioni che caratterizzano le sue sonorità, rendono l’artista uno dei più stimati autori della penisola, come confermano le tante importanti collaborazioni: da Daniele Silvestri a Tormento, dai Funk Shui Project a Roy Paci. Dal jazz al rap per una musica senza confini che l’ha portato a emergere anche in contesti come quello del Festival di Sanremo. Lì nel 2021 con il brano “Regina” si è classificato secondo nella categoria “Nuove Proposte” vincendo il premio della sala stampa Lucio Dalla, il premio Enzo Jannacci e il premio Lunezia per il valore musical-letterario. La sua originalità gli aveva già permesso inoltre di classificarsi al terzo posto alla nona edizione di X Factor Italia.

Davide Shorty, come si appresta a ritrovare il pubblico umbro?
È la mia terza volta a Perugia e ricordo con piacere le altre due, quindi sono impaziente di tornare sul palco.

Cosa porta in giro con questo tour?
Siamo partiti in autunno e per la prima volta ho deciso di andare in tour da solo. Non ho un disco fuori da promuovere, solo tre singoli, ma per me questo è un viaggio importante perché è un momento della mia vita in cui sto ricostruendo.

Parla musicalmente o personalmente?
Principalmente parlo di me come persona, infatti il tour s’intitola “Fuori fuoco” perché è così il mio stato d’animo. Io un anno fa ho vissuto da vicino un incendio, a Londra. Sono stato costretto a lasciare quella casa e questo mi ha ispirato il titolo, che è un po’ ironico. L’ironia è una grande arma, ti permette di alleggerire la vita quando gli eventi ti mettono alla prova.

Quindi è questo che sta raccontando con la sua musica?
Ci sono dei momenti nella vita in cui si ha più energia e altri dove ce n’è meno, ma le variabili sono tantissime.

In questo periodo sto osservando, perché sentivo che avevo poco da raccontare ma è anche vero che ho già delle canzoni pronte e sto cercando il modo giusto per trasformarle nel mio prossimo disco.

Cosa ha osservato finora durante il tour?
Che nel mondo attualmente c’è tantissimo rumore, un delirio totale. Per farti ascoltare devi quasi urlare, perché in quest’epoca sono tantissimi a voler fare musica e c’è tanto talento in giro… ma c'è anche chi ha i mezzi ma non il contenuto. Io non colpevolizzo nessuno, ma questo è un riflesso dei nostri tempi.

Quindi è ottimista o pessimista?
Ci sono delle cose che vibrano di più, magari coinvolgendo meno persone rispetto ad altri momenti. Io non mi definisco un artista di nicchia, ma un artista per chi ha voglia di andare oltre, di ascoltare le parole e fermarsi a pensare. È come quando si parla di “gastronomia meditativa”… ecco, vorrei trasferire lo stesso concetto nella musica.

Il suo rapporto con il jazz qual è?
La parte jazzistica sta più nella gestione delle parole. L’hip hop per me è qualcosa che deriva dal jazz. Lì i musicisti improvvisano sull’armonia, noi rapper lo facciamo con parole e ritmo. In questo concerto in particolare ho deciso un formato molto più hip hop, è come se avessi inghiottito la band sostituendola con un campionatore, perché volevo dare più importanza ancora alle parole e ai concetti e alle storie che vado a raccontare. Poi farò qualche pezzo chitarra e voce, per farle ascoltare nella forma più semplice possibile. È una cosa che non avevo mai fatto prima di questo tour.

Cosa si aspetta dal concerto a San Francesco al Prato?
È un’epoca talmente frenetica che la cosa più preziosa è ottenere reale attenzione. Quindi più le persone saranno coinvolte nella musica e più grande sarà per me la vittoria. Io propongo, non voglio mai imporre nulla. Ho la fortuna di avere degli spazi perché c’è qualcuno che si rispecchia nelle mie storie. Ogni volta mi ricarico con quelle energie che mi arrivano dal pubblico, a prescindere che siano cinque o diecimila persone.

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