Omicron al 93 %, ma l'Umbria resta in zona bianca per un motivo

Omicron al 93 %, ma l'Umbria resta in zona bianca per un motivo
di Fabio Nucci
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Sabato 15 Gennaio 2022, 07:30

PERUGIA Prosegue la fase di stabilizzazione della curva epidemica regionale accompagnata, nell’ultima giornata, anche da una riduzione dei ricoveri ordinari, con terapie intensive stabili. La progressione del virus indica altri 2.125 contagi e un dato settimanale in leggera ripresa, con gli esperti del Nucleo epidemiologico regionale che parlano di trend in lieve diminuzione. A livello centrale, il monitoraggio della Cabina di regia lascia l’Umbria in fascia bianca, pur a “rischio moderato” con elevata probabilità di progressione. In calo, l’indice Rt, sceso a 1,39 calcolato per la settimana al 9 gennaio, mentre imperversa la variante Omicron, stimata con una prevalenza al 93,3%.
Nel ritrovato punto Covid, sia gli esperti del Nucleo epidemiologico sia l’assessore Luca Coletto, avevano ipotizzato la permanenza dell’Umbria in fascia bianca. «La curva si sta stabilizzando – ha spiegato Coletto e siamo ottimisti tenendo conto che anche i decessi, pur in crescita, hanno un trend inferiore alle aspettative ed alle elaborazioni dell’Iss. Questo ha permesso alla sanità umbra di poter garantire anche attività che sarebbero state sospese con un diverso scenario». L’ultimo bollettino Covid parla di 2.125 casi censiti giovedì, con l’incidenza risalita da 1.889 a 2.009, ma rispetto ai dati della settimana precedente il totale dei positivi è sceso del 2,5%. Nell’ultima giornata è stato rilevato inoltre un calo di dieci unità nei ricoveri ordinari, 204 il totale, e un dato stabile nelle terapie intensive dove rimangono 12 posti letto occupati, senza nuovi ingressi. Questo nonostante gli otto decessi comunicati, due dei quali riferiti a un precedente riconteggio. «Questo aumento di decessi ce lo aspettavamo, considerando una latenza dai 13 ai 17 giorni – spiega l’epidemiologo Marco Cristofori – ma anche rispetto a tale dato dovremmo essere vicini al picco». Un punto già raggiunto probabilmente dai ricoveri. Quanto ai decessi, l’età media degli ultimi casi letali è di 82 anni, alcuni erano vaccinati con terza dose ma con pluripatologie. «In queste situazioni il vaccino offre una copertura più debole - aggiunge Cristofori – mentre va detto che i più giovani deceduti erano non vaccinati». Secondo i calcoli Iss, un no vax ha un rischio relativo di mortalità 26,2 volte superiore a un vaccinato, indice che sale a 74,1 nel caso degli over 80.
L’espansione del virus, analizzata dai grafici del Nucleo epidemiologico, è stata pilotata dalle fasce più giovani. «Parliamo della popolazione più propensa al movimento compresa nella fascia 19-44 anni – spiega l’epidemiologa Carla Bietta – che si sposta anche per motivi di lavoro, oppure della popolazione in età scolare, con l’incidenza maggiore che si è avuta tra i 14-18 e tra gli 11-13 anni. Questo andamento giustifica l’attenzione da porre alla vaccinazione in quelle fasce dove ci sono spazi da coprire per aumentare la copertura». Quanto alla situazione delle scuole, al momento sono 14 le classi in isolamento, 37 quelle in attenzione. «In questi ultimi giorni c’è stato un lieve incremento – spiega Coletto – ma la prossima settimana avremo un quadro più preciso sull’effetto che le festività hanno avuto anche sulle infezioni scolastiche». L’assessore ha anche annunciato che la Giunta regionale ha approvato un atto che, nel rispetto delle direttive nazionale, una volta recepito dalle aziende, permetterà di “liberare” positivi asintomatici e contatti stretti attraverso tamponi processati con test antigenico a carico del sistema sanitario regionale.
In serata è stato pubblicato anche il monitoraggio settimanale della Cabina di regia che lascia l’Umbria in fascia bianca.

La valutazione del rischio resta moderata con elevata probabilità di progressione, stessa valutazione per la valutazione della probabilità, due parametri che la scorsa settimana erano stati considerati non valutabili. Sceso da 1,91 a 1,39 l’indice Rt, tengono gli indicatori decisionali, anche se la saturazione di terapie intensive ed aree mediche

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