Coronavirus in Umbria, medici in pensione tornano in corsia: «Dopo l'Hiv, la Sars e l'Ebola di nuovo in prima linea»

Coronavirus in Umbria, medici in pensione tornano in corsia: «Dopo l'Hiv, la Sars e l'Ebola di nuovo in prima linea»
di Sergio Capotosti e Vanna Ugolini
4 Minuti di Lettura
Sabato 28 Marzo 2020, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 15:19

Sandro Fratini e Mara Giglioni. Medici in pensioni pronti a tornare in corsia, due professionisti della Sanità ternana che hanno risposto alla chiamata della Regione Umbria nella battaglia contro il Covid-19. Come una sorta di riservisti con il camice bianco sono pronti a ritornare in trincea, termine fin troppo calzante visto che quella in corso contro il coronavirus è una guerra. Sanitaria, ma pur sempre una guerra. Una battaglia che può essere vinta facendo leve anche sull'esperienza maturata sul campo. Come nel caso di Sandro Fratini, già direttore generale dell'allora Asl 1 di Terni e direttore sanitario del Santa Maria, e Mara Giglioni, per anni alla guida del Sert (Servizio per le tossicodipendenze) di Narni.

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L'influenza suina (l'H1n1), l'aviaria, la Sars (Sindrome acuta da respirazione), lo spettro dell'ebola. Sono le epidemie che Fratini si è trovato a gestire quando era alla guida della sanità ternana. Quando si tratta di epidemie o, come in questo caso, di pandemie, nessun luogo del mondo diventa sicuro e anche le piccole città o i borghi dell'Umbria possono diventare delle trincee.
Ora Fratini è pronto a rimboccarsi le maniche e rigettarsi nella mischia, magari facendo tesoro proprio dell'esperienza maturata sul campo contro quei virus. «In quegli anni - ricorda Fratini - il modello organizzativo della sanità umbra riusci a fronteggiare le varie epidemia, ma in questo caso l'impatto sulla popolazione è decisamente diverso». Il contagio del coronavirus, infatti, non ha paragoni. Non a caso di parla di pandemia. «All'epoca la diffusione era minore, per quanto ancora oggi si ricoverano persone con polmoniti da influenza suina, visto che il virus non è stato completamente debellato».

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La paura del contagio e il pregiudizio. Aspetti che la Giglioni pensava di non dover più rivivere, ma che ora potrebbe essere chiamata a gestire, proprio come fece negli anni del boom dell'Hiv, quando si trovava a combattere contro un virus sconosciuto. La paura del contagio da Coronavirus fa scattare la paura, reazione anche molto violente o discriminatorie, che non risparmiano nessuno. E' il caso della dottoressa in provincia di Pisa, i cui vicini di appartamento hanno difficìdato dall'entrare in casa, per non contagiare gli altri condomini. «Nei primissimi anni - ricorda - l'Hiv era limitato ad alcune categorie di popolazione, ma qui il contagio si è diffuso in maniera esponenziale fin da subito». Anni bui, anche quelli della lotta all'Hiv. «All'inizio - ricorda la Giglioni - i tossicodipendenti che si ammalavano venivano da noi, ma onestamente non sapevamo come aiutarli». Poi, con il passare degli anni la lotta all'Hiv ha fatto significativi passi in avanti e il rischio di mortalità si è notevolmente abbassato. Al contrario, la lotta al Covid-19 è solo all'inizio. Una battaglia che i medici in pensione, come Fratini e Giglioni, potevano seguire da lontano. Al riparo da possibili situazioni di contagio. Anche perchè il virus è ancora un enigma e il sistema sanitario, dopo più di un mse dall'inizio dell'allarme rosso, ancora non ha sufficienti dispositivi per la tutela dei medici stessi.
Ma, probabilmente, è difficile togliersi per sempre il camice di dosso.
 



«Per chi è andato in pensione di recente come me (il primo dicembre dello scorso anno, ndr) - dice Fratini - penso sia doveroso mettersi a disposizione. I famigliari? Non sanno ancora nulla della mia decisione», dice Fratini che attualmente ricopre l'incarico di direttore sanitario del gruppo Cidat. Dello stesso avviso la collega Giglioni: «È giusto poter dare una mano e un contributo significativo in questa lotta. Nessuna preoccupazione a casa, visto che anche mio marito fa il medico».
Sia l'ex direttore generale della Asl 1 Fratini che la dottoressa Giglioni hanno risposto al bando della Regione, emanato per potenziare il personale sanitario in questa fase di emergenza, per l'epidemiologia. 
 

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