Concorsopoli, parlano Bocci e Barberini. L'ex sottosegretario: «Mai chiesto favori all'ospedale». L'ex assessore:«Niente nomi, né domande, né tracce»

Il pm Mario Formisano
di Egle Priolo
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Martedì 7 Marzo 2023, 07:40

«Mai, mai. Nemmeno in situazioni molto serie che riguardavano i miei familiari, né ho scomodato qualcuno, né ho chiesto cortesie. Tanto meno ai vertici dell'Azienda ospedaliera». Detto, firmato e sottoscritto da Gianpiero Bocci, che ieri si è sottoposto all'esame dei pubblici ministeri Paolo Abbritti e Mario Formisano davanti alla corte che dovrà decidere sulle accuse sulla «rete di sistema» che avrebbe gestito i concorsi in sanità finiti nell'inchiesta nota come Concorsopoli. E Bocci, voce calma ma decisa, risponde punto per punto. Le chiamate per una tac di favore? «Mai chiesto nulla a nessuno, tanto meno ai vertici dell'ospedale per avere privilegi». I tre concorrenti a prove selettive che è accusato di aver segnalato? «Uno non lo conosco, della seconda ho conosciuto solo il padre, mi ha dato un biglietto con il nome ma non l'ho dato assolutamente a nessuno: in quei giorni ero in Valnerina. La terza la conosco, ma il dottor Duca l'ho cercato perché avevo bisogno di contattare un primario», per un ispettore della Digos che aveva avuto una grave emorragia. Un caso, quello dell'ispettore, che insieme a un finanziere in gravi condizioni per un colpo di pistola esploso in caserma da un collega e un agente della scorta del procuratore Nicola Gratteri sono state le uniche tre volte «in cui ho telefonato al dottor Duca e non ad altri». Bocci, assistito dall'avvocato David Brunelli, ha negato e rimandato al mittente ogni accusa, incrociando date e minuti, ricostruendo i suoi presunti interessamenti e svuotandoli di qualsiasi suo impegno. «Dei tre candidati che avrei segnalato, due sono stati bocciati», butta là. Ribadendo come nell'inchiesta la politica non c'entri nulla, con i problemi dell'Azienda nati piuttosto dalle diatribe tra area ospedaliera e universitaria. E che in ogni caso l'accusa di associazione per delinquere, contestata a lui e, tra gli altri, alla ex presidente della Regione Catiuscia Marini, ha poco senso considerando come proprio con Marini non ci fossero neanche «grandi rapporti» se non «istituzionali», tanto da non aver «mai parlato della sanità umbra».

E nella giornata in aula forse più lunga di Concorsopoli, davanti alla corte presieduta da Marco Verola, è salito sul banco degli imputati Luca Barberini, ex assessore regionale alla Salute. E se Bocci ha messo il vestito buono da sottosegretario alla sua tigna montanara, Barberini ha tirato fuori tutta la folignitudine in uno scontro schietto ma arrembante. Non ci sta ad essere accusato, dalla procura come dai coimputati che hanno fatto il suo nome in più occasioni. I nomi di candidati che avrebbe passato e segnalato? «Erano un paio di nominativi, scritti – ha detto rivolto a Formisano - non ho fatto altro, in un'occasione di consegnare questi nominativi chiedendo guarda se hanno presentato la domanda correttamente, perché venissero considerati in maniera adeguata i titoli». «Banalità e semplicità», ha sottolineato contro il rosario di nomi sgranato dal pm. «Un'altra volta, tre o quattro nominativi scritti in un convegno di medici. Erano per infermieri a tempo indeterminato, (prove) in cui entrano tutti e nessuno accetta. Anche qui ho dato i nominativi per vedere se hanno presentato correttamente la domanda. Quanti in tutto? Cinque o sei persone». «E quelle domande che ha avuto? Le ha conservate, le ha buttate via?», pungola Formisano. «Né domande né tracce – precisa Barberini -, erano tre righette e non ci ho fatto assolutamente nulla, perché non sapevo che farci, non mi interessavano». Botta e risposta, ritmo altissimo. Il pm affonda, ma Barberini schiva e risponde, tra «non li conosco» e la sua verità spiegata su ogni messaggio contestato. «Io parlavo con tutti, ascoltavo tutti, le esigenze, le difficoltà – chiude -. Con spirito vero e di servizio». Ma nessuna segnalazione. E la battaglia continua.

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