Concorsopoli, “cimici” in ospedale.
Valorosi: «Almeno due bonifiche»

Concorsopoli, “cimici” in ospedale. Valorosi: «Almeno due bonifiche»
di Enzo Beretta
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Giovedì 25 Luglio 2019, 20:58
PERUGIA - «Quando ritrovarono le microspie in direzione gli incaricati della Servizi investigativi di sicurezza si spaventarono. Compresero che le telecamere erano state installate dalle forze dell’ordine. Mentre in precedenza non avevano chiesto alcun compenso in questa circostanza vollero formalizzare e chiesero che la prestazione venisse pagata». Dal verbale di interrogatorio dell’ex direttore amministrativo dell’ospedale perugino Maurizio Valorosi coinvolto nell’inchiesta sui concorsi truccati al Santa Maria della Misericordia emerge che «già un’altra volta, l’anno precedente, Emilio Duca e il direttore sanitario Diamante Pacchiarini chiamarono, penso sempre la ditta Sis, per effettuare un controllo di sera e il dg mi disse che non avevano trovato nulla». 

Valorosi, che dai pm Paolo Abbritti e Mario Formisano ha ottenuto il consenso alla richiesta di patteggiamento di due anni con la sospensione condizionale della pena, si è quindi soffermato sulla fattura della bonifica che gli è costata una contestazione per tentato peculato: «Venne emessa una fattura a nome dell’Azienda, si doveva decidere se chiedere una nota di credito o se procedere al suo pagamento. Il responsabile della contabilità Roberto Ambrogi, all’epoca economo, fece presente che la prestazione in oggetto non rientrava nelle ipotesi previste per il pagamento con cassa economale. Ambrogi aveva già predisposto l’atto deliberativo come proveniente dalla sua struttura dove veniva specificato, nelle motivazioni, che si trattava di prestazione resa nell’interesse aziendale e che aveva avuto un’utilità per l’Azienda ospedaliera».

Prosegue Valorosi: «Ovviamente io mi rifiutai di dare un parere favorevole perché avevo dissentito sin dall’inizio dell’operazione effettuata. Qualche tempo dopo seppi che Duca disse ad Ambrogi di chiedere l’annullamento della fattura mediante nota di credito in quanto avrebbe provveduto direttamente al suo pagamento. Duca mi chiese se ero disponibile a dividere la spesa ed io, pur di evitare possibili pressioni per sottoscrivere un atto deliberativo che non condividevo e del quale comprendevo l’illegittimità, mi dichiarai disponibile».
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