Comandante dei vigili accusato di stalking e incendio di tre auto, incastrato da testimone e telefonino. Il gip: «Pericoloso»

Comandante dei vigili accusato di stalking e incendio di tre auto, incastrato da testimone e telefonino. Il gip: «Pericoloso»
di Egle Priolo
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Giovedì 6 Aprile 2023, 16:26

PERUGIA - «Non è un incendio normale». A Ripa i residenti avevano “chiuso le indagini” già poche ore dopo. Perché quel rogo all’alba di domenica 12 marzo, che aveva distrutto una Cinquecento e una Twingo e danneggiato un’altra auto, era stato troppo violento per non far pensare al dolo. Di più, si erano spinti anche a ipotizzare come all’origine di tutto potessero esserci questioni sentimentali, soprattutto dopo che un testimone aveva visto un uomo allontanarsi a bordo di una vettura intorno alle 4.30 di quella notte.

Tre settimane dopo, al termine di una scrupolosa attività condotta dai carabinieri di Ponte San Giovanni sotto il coordinamento della procura, quelle sensazioni sembra abbiano trovato conferma: un 46enne, comandante della polizia locale di Cellole, in provincia di Caserta, è stato infatti indagato per atti persecutori, danneggiamento seguito da incendio ed accesso abusivo a sistemi informatici nei confronti della ex compagna appartenente alla polizia locale di un Comune nell’hinterland perugino.
I FATTI
Tutto parte dal rogo di quella domenica mattina. Perché il sospetto che possa trattarsi di un incendio non accidentale viene percorsa subito con decisione tanto dai vigili del fuoco quanto dai carabinieri. E proprio quel rogo scoperchierà davanti agli investigatori uno scenario da incubo, fatto di violenze minacce e vessazioni.
Quando infatti i proprietari delle tre auto danneggiate vengono sentiti dai militari della stazione di Ponte San Giovanni, in continuo contatto con i colleghi della compagnia di Perugia, iniziano evidentemente a emergere elementi che paiono decisivi per l’ipotesi di un incendio appiccato da qualcuno. Proprio l'uomo fermato sulla E45 a bordo della stessa auto vista dal testimone e che l'analisi delle celle agganciate dal suo cellulare pongono esattamente a Ripa. «La donna - ricostruisce il procuratore capo, Raffaele Cantone - in sede di querela riferiva di aver conosciuto l’uomo nel 2022 e di aver avviato con lui un rapporto di convivenza e una relazione sentimentale». Una storia d’amore tra colleghi nata sotto i migliori auspici ma che inizia a incrinarsi per quello che gli inquirenti definiscono un atteggiamento di «gelosia ossessiva» da parte del comandante della polizia locale che non ha fatto altro che generare nella compagna un «fortissimo stato d’ansia».
Anche perché il 46enne non si limita – secondo le accuse ricostruite dal gip Angela Avila nella sua ordinanza - a una sequela continua di messaggi e minacce, ma arriva anche a fare una vera e propria incursione nell’abitazione della donna in occasione della quale - è emerso sempre dall’indagine - si impossessa di tutte le credenziali, password e pin personali per accedere e monitorare tutti i suoi profili social.

Questa «gelosia ossessiva», nata dopo il suo trasferimento in Umbria, dunque porta la vigilessa a decidete di interrompere la relazione ma l’uomo, non rassegnato, continua a controllarla, anche con offese, minacce scritte o vocali a qualsiasi ora del giorno e della notte per costringerla a riprendere la relazione. Atteggiamento – risultato recidivo, con un altro fascicolo del 2016, spiega Avila - in seguito al quale la donna invece sporge querela. Ecco che dunque quando le tre auto prendono fuoco a Ripa e una è proprio della donna, inevitabilmente i già concreti sospetti che si tratti di dolo confluiscono in questa situazione ad altissima tensione e sofferenza per la vigilessa. Incendio che secondo i magistrati rappresenta «l’apice» delle «vessazioni», che hanno creato nella donna un forte «stato d'ansia».

I PROVVEDIMENTI
E così ieri mattina, i carabinieri perugini assieme ai colleghi della compagnia di Sessa Aurunca hanno perquisito su delega della procura di Perugia tanto l’abitazione del comandante quanto l’ufficio del Comune di Cellole.
«Il gip del tribunale di Perugia - conclude Cantone - valutata la pericolosità sociale anche alla luce della gravità del fatto e in considerazione dei gravi indizi di colpevolezza» visto anche il pericolo di reiterazione del reato, ha emesso «un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna e di applicazione del braccialetto elettronico».

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