«Basta partita Iva, ora voglio il posto fisso». I forzati dei concorsi e gli iscritti da mamma: cosa si fa per un lavoro all'Università di Perugia

Palazzo Murena, sede del rettorato dell'Università degli studi di Perugia
di Michele Milletti
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Giovedì 4 Aprile 2024, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 08:38

PERUGIA - «Papà vuole che mi sistemi. Sì, ho 45 anni, sono grandicello. Ma spero di chiudere la partita Iva: ora sogno il posto fisso». «Ciao, ti ricordi di me? Eravamo insieme al concorsone a Bastia. Mi sa che è andato male a entrambe...». «Mi mancano due esami alla laurea, se questo non va bene, magari provo quello per la D, dice che lo fanno presto...».
Sono le 9 di mercoledì mattina e questi sono alcuni dei discorsi orecchiati fuori dalle aule di Medicina e di Ingegneria, che hanno accolto i candidati per la prova di preselezione per il concorso per i 40 posti di tecnico amministrativo indetto dall'Università di Perugia. Si sono iscritti in quasi 1800, ma chi sa fare bene i conti ha calcolato come alla fine ieri sui banchi di Sant'Andrea delle Fratte e di Santa Lucia in tutto si siano seduti in ottocento, meno della metà. Tutti a sperare di rientrare nei 120 che potranno accedere al vero concorso, tra scritto e orale, per una categoria C da poco più di 21mila euro all'anno.

Nonostante i 15 euro ciascuno pagati per l'iscrizione al sogno del posto fisso, sono stati quindi meno del previsto i candidati presenti, forse i più motivati, tra chi ci ha provato e chi invece ha passato ore su libri di diritto amministrativo o sulle stampate di statuto e regolamento di ateneo. Quelli che, fuori dalle aule, si riconoscono subito. Non c'è neppure il tempo di una sigaretta, per riaprire invece lo zaino e consultare gli appunti, gonfi di ripassi frenetici, mangiati dagli evidenziatori e dall'ansia. Ci sono gli iscritti da mamma e pure i forzati dei concorsi, quelli che la mattina invece dell'oroscopo leggono la gazzetta ufficiale. «Ma tu partecipi a quello dell'Arpal? Scadeva la settimana scorsa... Dodici posti, ma prima o poi uno andrà bene». «Io l'ultimo non l'ho fatto, ma sapessi quanto ho studiato per quello della scuola». «Io ho fatto 20 esercitazioni, una al giorno, ho studiato tanto i test. Tanto questa è una prova anche a fortuna, se passo prometto che studio notte e giorno, non si può perdere un'opportunità così».
Ecco, «opportunità» è la parola più sentita della giornata. Ed è incredibile come non lo dicano i giovani, ma tutta una nuova generazione di precari. Il colpo d'occhio non mente: ieri a riempire le ben 20 aule, tra via Duranti, via delle Corse e e piazza Lucio Severi, sono stati soprattutto candidati tra i 30 e 50 anni, qualcuno anche più agée. Davvero pochi i giovanissimi, nonostante per accedere bastasse il diploma di scuola superiore, con qualche studente universitario talmente fresco di studi che alla fine della prova racconterà di aver segnalato l'errore in una domanda. Che erano trenta, compresa una di inglese, molta “vita” organizzativa dell'UniPg e qualche tackle di amministrativo, pare più abbordabile del previsto.
Le procedure per la registrazione, hanno raccontato i candidati una volta usciti, sono state lunghe e attente: niente orologi, nemmeno con le lancette, e zaini rinchiusi all'entrata in sacchi della spazzatura blu. «Speriamo non sia una premonizione della fine che faremo», si scherza prima di essere indirizzati al proprio posto. Dove i candidati sono rimasti seduti per ore – qualche scontento racconta del freddo patito a Ingegneria -, accompagnati in tutte le operazioni dal personale dell'università e con le spiegazioni costanti del responsabile della società che ha gestito la macchina del concorso collegato da remoto in diretta, in modo da essere visibile in tutte le aule. Controlla il plico, attacca il codice a barre, copia la password e poi via. Alle 11.52 scattano i 30 minuti – visibili su un enorme countdown sparato sui maxi schermi - per rispondere alle domande, tutte uguali, ma con le risposte in ordine diverso, per evitare aiuti. «Con tutto il rispetto, ma io mi sto giocando un'opportunità, non avrei aiutato proprio nessuno», sibila un candidato all'amico che lo aspetta fuori. Poco francescano, magari, ma alla fine comprensibile.
Anche perché dall'Umbria terra di Francesco, in realtà, c'è stata una rappresentanza minore.

A palazzo Murena si parla di un 30 per cento, gli altri sono arrivati tutti da fuori, regioni vicine e più lontane, tutti a Perugia per tentare la lotteria del posto fisso. I risultati? Escono domani sul sito dell'UniPg, con le prime indicazioni per lo scritto. E forse già a giugno ci saranno altri 40 statali in più.

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