Amelia, una sala slot per sconfiggere la ludopatia. Progetto innovativo della Comunità Incontro onlus

Amelia, una sala slot per sconfiggere la ludopatia. Progetto innovativo della Comunità Incontro onlus
di Francesca Tomassini
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Sabato 14 Ottobre 2023, 17:16

AMELIA Una sala slot per sconfiggere la ludopatia. Un progetto, il primo di questo genere in Italia, sviluppato dalla Comunità Incontro onlus che proprio in queste settimane ha attivato il primo percorso terapeutico. «Qui a Molino Silla - spiega Tania Fontanella, psicologa, psicoterapeuta responsabile equipe multidisciplinare Comunità Incontro onlus - abbiamo creato uno spazio che in tutto e per tutto riproduce l'atmosfera di una sala gioco». Monitor, luci, colori, suoni, odori. «L'idea che sta alla base del progetto - continua Fontanella - è quella di sottoporre le persone che hanno sviluppato una ludopatia agli stessi stimoli che innescano il cortocircuito della dipendenza, ma in un modo regolamentato e controllato. Questo approccio dovrebbe pian piano trasformare quello che per un paziente Dga è uno stimolo che provoca una reazione incontrollabile, in qualcosa di indifferente». In ogni fase della terapia, viene effettuato un monitoraggio da parte di specialisti in terapia cognitivo comportamentale e una preparazione pre e post esperienza. «Per questo - precisa Fontanella - accanto all'ambiente stimolo, c'è una stanza per il training autogeno che viene utilizzata prima e dopo ogni sessione». Si inizia con cinque minuti e man mano si aumenta. «Da programma si deve arrivare a 45 minuti. Con un aumento graduale del minutaggio, ogni due settimane o più, a seconda della risposta individuale. L'ultima fase del trattamento prevede l'ingresso in una vera sala slot. La persona, accompagnata dal terapeuta di riferimento della comunità entrerà in un locale dove sono presenti slot machine». Attualmente, sono venti le persone che stanno seguendo il percorso, in particolare donne, con un'età media che si attesta sui venticinque anni. «Il primo percorso - precisa Fontanella - è iniziato quest'estate e dura quasi quattro mesi, perciò non abbiamo ancora nessuno che l'abbia completato». Sebbene per motivi temporali non siano disponibili dati sull'efficacia della terapia, sono comunque stati raccolti i primi feedback dei partecipanti. «Perlopiù hanno paura, sono spaventati all'idea di entrare in contatto con quegli elementi che alimentano la loro dipendenza, ma allo stesso tempo rassicurati dal fatto di farlo in un ambiente protetto e controllato». Prima di iniziare il percorso, a ogni partecipante viene somministrati dei test per individuare che tipo di giocatore si ha di fronte. «I giocatori con Dga - spiega Fontanella - costituiscono un gruppo molto variegato e ampio in cui possono essere individuate diverse sottocategorie che rendono necessari differenti approcci terapeutici». In particolare ci sono tre sottotipi. «Il giocatore che non ha una vera e propria psicopatologia ma che sviluppa il disturbo sulla base di credenze erronee oppure perchè nel suo contesto ambientale è stato esposto al gioco. Il giocatore emotivamente vulnerabile che presenta le stesse distorsioni del primo ma insieme ad alti livelli di ansia e depressione o vissuto familiare particolarmente negativo. Infine quello con disturbi psichici, con frequente uso di alcol e spesso problemi con la giustizia che è poi il più resistente alle terapie».  Un'attività, quella che la Comunità Incontro porta avanti nel contrasto e prevenzione alla ludopatia, iniziata già dal 2019. All'epoca gli operatori di Molino Silla erano scesi in campo al fianco del comune di Amelia che aveva varato un regolamento più restrittivo sugli orari di accensione delle cosiddette "macchinette" sul proprio territorio (dalle 14 alle 18 e dalle 20 alle 24), tutt'ora in vigore. Nella pratica avevano attivato una serie di servizi di supporto tra cui i "giardini terapeutici" e un servizio di monitoraggio quasi "porta a porta"

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