L'operaio che salvò l'azienda. Beppe Fiorello: «Il mio è un eroe del lavoro»

L'operaio che salvò l'azienda. Beppe Fiorello: «Il mio è un eroe del lavoro»
di Gloria Satta
4 Minuti di Lettura
Sabato 16 Febbraio 2019, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 09:37

Un nuovo eroe si aggiunge alla galleria delle grandi interpretazioni di Beppe Fiorello: nel tv-movie di Nicola Campiotti Il mondo sulle spalle, in onda su Rai1 martedi 19 in prima serata, l'attore è Enzo Muscia, l'operaio di Saronno (Varese) diventato imprenditore per salvare la sua azienda chiusa malgrado i profitti e riassumere i colleghi licenziati. Un atto di coraggio e generosità per il quale l'uomo rischiò in prima persona, ipotecando la propria casa, e ricevette poi le insegne di Cavaliere al Merito della Repubblica.
 


MESSAGGIO IMPORTANTE
«Sono stato felicissimo di interpretare questa storia di non rassegnazione che parla di un tema universale poco affrontato dal cinema e dalla tv, quello dei disastri industriali che mettono tanta gente sul lastrico», spiega Fiorello, 50 anni tra un mese, amatissimo dal grande pubblico e appena visto a Sanremo in duetto con Paola Turci. «Muscia, diventato poi un mio caro amico, non ha chiesto sussidi e il lavoro non l'ha aspettato: se l'è andato a cercare. Ha dato un messaggio importante».

Ma è un caso o il frutto di una scelta consapevole il fatto che la maggior parte dei suoi personaggi siano degli eroi, da Salvo D'Acquisto al giudice Paolo Borsellino, dal poliziotto Roberto Mancini morto di tumore dopo aver indagato sui rifiuti tossici al medico santo Giuseppe Moscati, per finire a Pietro Campagna, fratello di Graziella uccisa dalla mafia, e al pescatore Salvatore Lupo che raccontò la verità sul naufragio della F174? «Il più delle volte, personaggi così me li vado a cercare», risponde Fiorello, «forse per trovare in loro quel coraggio che a me manca». E qual è l'atto più eroico che ha compiuto al di fuori del set? «Non me ne viene in mente nessuno. Cerco di essere un buon cittadino, un buon padre, un buon marito. Forse l'eroismo sta proprio nella quotidianità...I messaggi più importanti li ho veicolati attraverso il mestiere, portando alla luce persone che avevano compiuto atti meritevoli o battaglie civili».

Nella sua lunga carriera, cominciata una vita fa con il fratello Rosario nei villaggi-vacanza («se faremo ancora qualcosa insieme? Sarebbe bello, ma serve il progetto giusto») e sfociata nel ruolo-icona di Domenico Modugno, Beppe racconta di aver detto molti no. «Alcuni per paura, perché non mi sentivo all'altezza o non avvertivo le giuste vibrazioni. Altre volte ho fatto un passo indietro per stare con i miei figli Anita e Nicola, oggi adolescenti. E' un atto di coraggio anche questo e non me ne sono mai pentito. Sono un padre presente, ascolto molto i ragazzi e cerco di educarli con l'esempio più che a parole». Nel futuro immediato dell'attore c'è il debutto nella regia di un film. «Il progetto è già in fase avanzata e riguarda un fatto di cronaca avvenuto in Sicilia negli anni Settanta», rivela Beppe. «Il cinema è capace di stimolare una magia che la tv non possiede: la condivisione. Io lavoro più per il piccolo che per il grande schermo perché i produttori italiani sono convinti che gli attori famosi in tv non funzionano al cinema. Ma è un pregiudizio, bisognerebbe scegliere gli interpreti in base alle loro capacità».

L'INFILTRATO
Intanto, Fiorello ha detto di sì a una serie di Rai1 in otto puntate: Gli orologi del diavolo, ispirata al romanzo omonimo di Gianfranco Franciosi con Federico Ruffo (Rizzoli): «E' la storia di un meccanico navale che prima trasporta droga a sua insaputa poi diventa un infiltrato delle forze dell'ordine nei narcos.
E per la prima volta non sarò il classico eroe ma imparerò a comportarmi come i cattivi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA