Da Torino a Milano, ecco le città dell'Innovazione in Italia. Per Roma alti e bassi

Da Torino a Milano, ecco le città dell'Innovazione in Italia. Per Roma alti e bassi
di Alessandro Di Liegro
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Giovedì 13 Ottobre 2016, 15:33 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 15:08
È Torino la città più “manifatturiera” d'Italia, con il più alto indice di concentrazione urbana del manifatturiero e consistenza del settore. Milano, invece, è al primo posto nella graduatoria dell'ecosistema innovativo delle maggiori città italiane, con 797 startup innovative di cui 67 che si occupano di manifattura digitale.

Sono i dati che emergono dal rapporto “Dallo smontaggio della città-fabbrica alla nuova manifattura urbana”, pubblicato dal Censis e diffuso in occasione del convegno “Le Città dei Maker”, tenutosi giovedì 13 ottobre presso il Tempio di Adriano. Quattro gli indicatori presi in considerazione dall'istituto di ricerca e statistica: la “consistenza manifatturiera”, ovvero la percentuale di artigiani presenti nelle grandi città; la “vocazione”, il peso relativo rispetto al totale delle attività economiche; la “vitalità”, ossia l'indice di effervescenza imprenditoriale; la “concentrazione urbana” delle attività manifatturiere che sottende la capacità di generare, attrarre o mantenere sul territorio le imprese.

Secondo il Censis l'Italia ha perso, fra il 2009 e il 2016, 54.992 imprese (il 9,2% del totale), con una diminuzione – fra il 2008 e il 2013 – di circa 30 miliardi di valore aggiunto. I dati Istat sulle forze di lavoro sottolineano una contrazione di occupati nel manifatturiero di oltre il 9% fra il 2009 e il 2015, nettamente superiore all'1% registrato dall'intero sistema economico.

Nonostante ciò vi sono piccoli segnali positivi da registrare, a partire dal 2015, quando si sono iscritte ai registri camerali 17.456 imprese, con un +2,3% rispetto al 2014, mentre nel primo semestre nel 2016 le iscrizioni hanno toccato le 9.883 unità. Il numero medio di addetti nelle nuove imprese tende ad aumentare dal 2013 a oggi, con un trend di cessazioni di attività che si sta riducendo anno dopo anno. Segnali di un comparto che ha innalzato le sue performance medie nel campo dell'innovazione e dell'internazionalizzazione, continuando a contribuire in maniera elevata alla formazione del Pil, applica elementi di innovazione continua ai suoi processi produttivi per rimanere competitivi nello scenario globale, investendo il 72,1% sul totale della spesa per la ricerca e lo sviluppo.

A favorire questo trend l'ingresso sul mercato di Start up innovative, incubatori d’impresa, spin-off universitari, fablab sono i luoghi dove si stanno formando e cominciando ad agire i nuovi city makers.

Nell’ultimo decennio gli investimenti hanno registrato un calo significativo nel nostro Paese, mentre gli investimenti digitali hanno avuto un incremento di 4 punti percentuali. Qualche effetto si vede, ad esempio il commercio elettronico nel fatturato delle PMI è passato dal 4,9% nel 2014 all’8,2% del 2015. Nonostante ciò il Digital Economy and Society Index 2016 (DESI) pone l’Italia al 25°posto in Europa, davanti solo a Grecia, Bulgaria e Romania.

«Le nuove tecnologie – dichiara Carlo De Benedetti, Presidente onorario Fondazione Make in Italy - spostano anche la geografia fisica della manifattura nell’Industria 4.0. Anche in Italia assistiamo a questo fenomeno rivoluzionario che fa ritornare la “manifattura”, pur nelle condizioni totalmente mutate, alla nostra tradizione rinascimentale». «L’artigiano digitale – afferma Maurizio Sorcioni, coordinatore Staff Studi e Analisi Statistica di Italia Lavoro – è una categoria del mercato del lavoro difficilmente classificabile ricorrendo alla tradizionale strumentazione concettuale».

La Capitale si posiziona molto in basso nella classifica sull'impronta manifatturiera cittadina, mentre è seconda fra i capolouoghi più innovativi. Mentre la forte vocazione terziaria di Roma ha per anni svolto una funzione anticiclica, nell'ultima crisi non vi è stata la medesima risposta da parte della città: «“La rivoluzione della manifattura digitale apre importanti scenari di sviluppo per la nostra città - dichiara Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma – in funzione della presenza di elementi fondamentali per un pieno sviluppo di questo settore. Mi riferisco, in primis, all’elevata dotazione di capitale umano qualificato, al contesto culturale stimolante e favorevole all’innovazione, alla presenza dei più importanti centri di ricerca e università del Paese».

Non a caso: a Roma il 27% degli occupati nel settore “industria in senso stretto” dispone di una laurea. Solo Milano fa meglio (36%) contro un dato nazionale del 10,8%; a Roma operano 525 start up innovative (al secondo posto tra le città italiane e al 3° per start up che operano nel manifatturiero); Roma occupa il primo posto in Italia per generazione di spin off universitari (circa il 10% del totale); Roma ha 4 incubatori di impresa certificati ed è la seconda realtà italiana dopo Milano che ne conta 9. Questi dati, insieme a un contesto culturale favorevole e aperto a considerare il futuro della città come sempre più legato all'innovazione, apre enormi potenzialità per poter essere una città leader nel contesto nazionale.
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