Gli ospedali del futuro, le nuove città della salute riunite in una sola rete

Gli ospedali del futuro, le nuove città della salute riunite in una sola rete
di Mariarita Montebelli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 28 Maggio 2020, 01:34
Il tablet per vedere il sorriso dei propri cari, ricoverati ai tempi del Covid-19, è diventato il simbolo “laico” della rivoluzione digitale negli ospedali. Ma computer e intelligenza artificiale fanno già parte della realtà quotidiana nelle città della salute, anche se è solo un timido assaggio di quello che vedremo nei prossimi anni. Il primo step del cambiamento riguarda la digitalizzazione delle cartelle cliniche. Diarie cliniche, ricette e referti scritti a penna, spesso poco leggibili persino per la comunità medica, fanno parte del passato.

IL DIGITAL FIRST
Il cartaceo è sempre più soppiantato da sistemi come TrackCare di Intersystems, una cartella clinica informatizzata, completa di tutti i dati clinici (diaria clinica, esami di laboratorio e di radiodiagnostica, consulenze specialistiche, terapie) e amministrativi di ogni paziente. Il sistema consente di creare un vero e proprio ‘storico’ di ciascun soggetto e di trasformare i mille frammenti della sua storia clinica in un quadro completo, facilmente condivisibile con altri specialisti e con i medici di famiglia, senza che le persone debbano viaggiare con valigie di documenti cartacei. Non a caso il TrackCare è già stato introdotto in oltre 450 ospedali (e altri seguiranno a breve) in una trentina di Paesi nel mondo: basti dire che attualmente raccoglie dati di 100 milioni di persone. L’intelligenza artificiale è peraltro fondamentale nel ridurre gli errori diagnostici, che rappresentano purtroppo un’importante causa di morte. Un algoritmo mantiene sempre la sua lucidità, anche dopo tante ore e anzi, più lavora, più impara, riducendo il suo margine di errore. Prezioso dunque l’ausilio dei sistemi di intelligenza artificiale nel campo della diagnostica per immagini (dalla radiologia, all’oculistica, alla dermatologia, all’anatomia patologica), ma anche nella definizione di un sospetto diagnostico, a partire da storie complesse e corredate di molti dati clinici. La Harvard Medical School ad esempio ha cominciato ad utilizzare il sistema di Buoy Health, che utilizza un chatbot (un software che simula una conversazione con un essere umano) per definire un indirizzo diagnostico a partire da una ‘chiacchierata’ con il paziente, che racconta sintomi e disturbi al suo ascoltatore virtuale.

LA GUERRA AI TUMORI
PathAI è invece un’applicazione nata a Cambridge (Usa) che assiste il patologo nella diagnosi istologica dei tumori ed è anche in grado di individuare con rapidità e precisione i pazienti che possono accedere alle nuove terapie antitumorali, ribaltando così i suoi benefici dalla parte diagnostica a quella terapeutica e accelerando il passo verso la medicina personalizzata.
Che proprio grazie a queste nuove applicazioni innervate nella rete di computer stesa su buona parte del globo sta compiendo veloci passi in avanti. Enlitic è a sua volta una company californiana che ha messo a punto un software per assistere nella diagnosi i radiologi. Al sistema bastano appena 15 millisecondi per interpretare un’immagine radiologica e questo rende molto più veloce (e preciso) il lavoro del radiologo. L’algoritmo riesce ad individuare alla TAC un nodulo maligno del polmone molti mesi prima di quanto riuscirebbe a fare l’occhio di un esperto. Infine, persino lo stetoscopio, icona della medicina per quasi due secoli, potrebbe avere i giorni contati. Il Northwestern Medicine Bluhm Cardiovascular Institute di Chicago, all’avanguardia nell’uso dell’intelligenza artificiale in cardiologia, sta valutando con quale precisione gli stetoscopi digitali di Eko Health riescono ad interpretare i suoni del cuore. Questi strumenti potrebbero aiutare anche i medici non specialisti in cardiologia a rilevare con precisione massima patologie cardiache e malattie valvolari, salvando così vite che oggi si perdono a causa di una diagnosi tardiva. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA