La nuova tv manda in crisi il vecchio tennis: la Itf studia la rivoluzione

Roger Federer
di Angelo Mancuso
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Mercoledì 30 Dicembre 2015, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 16:58
In una società che vuole tutto e subito il tennis è uno degli ultimi baluardi: la tradizione mantiene forti le sue radici, tanto che la forza del business ancora non lo ha snaturato. Dal 1877 le modifiche ai regolamenti sono state pochissime: la più importante è stata l'introduzione del tie-break negli anni ‘70. Eppur qualcosa si muove se dopo 115 anni l'ITF ha deciso di introdurre dal 2016 proprio il tie break in Coppa Davis anche nel set decisivo (negli altri è in vigore dal 1989), nonostante il quinto parziale ad oltranza abbia regalato sfide indimenticabili. A spingere la federazione internazionale a questa svolta è stato l'interminabile Mayer-Souza giocato a Buenos Aires lo scorso marzo e vinto dall'argentino sul brasiliano 15-13 al quinto dopo 6 ore e 42 minuti sotto un caldo terribile. La formula del tie-break nel set decisivo è adottata agli US Open, mentre gli altri 3 Slam (Australian Open, Roland Garros e Wimbledon) resistono. Alcune delle partite più lunghe di sempre si sono giocate negli ultimi anni: la sfida Isner-Mahut di Wimbledon 2010 (11 ore e 5 minuti spalmate su 3 giorni, 70-68 al quinto per lo statunitense) o la finale degli Australian Open 2012 vinta da Djokovic su Nadal (5 ore e 53 minuti).

PALINSESTI IN TILT
Partite così lunghe restano nella storia, ma si scontrano con la necessità di rendere più televisivi i tempi delle partite. Un problema reale, perché sono i colossi tv a versare i maggiori introiti ai principali tornei, dagli Slam ai Masters 1000. Djokovic e Murray non sono contrari ad anticipare la conclusione dei set. Lo stesso dicasi per Nadal, in gara ad Abu Dhabi insieme a Wawrinka, Ferrer, Tsonga, Raonic e Anderson nel ricchissimo torneo di esibizione degli Emirati che da domani apre la nuova stagione. Meno favorevole Federer: «Sarebbe come mettere i rigori nel tennis». Secondo un grande ex come McEnroe l'attuale sistema di punteggio è superato: «Certi incontri sono una tortura per giocatori, arbitri e pubblico».

SHORT SET
Al termine di un set particolarmente equilibrato, l'attenzione del pubblico inevitabilmente cala: si deve aspettare mezzora, e forse più, per assistere a nuove fasi decisive. Una decina d'anni fa, per rilanciare il doppio in crisi, è stato introdotto il killer point sul 40-40, con il ribattitore che sceglie da che parte rispondere, e al posto del terzo set un tie-break a 10 punti. La formula ha funzionato, ma non è stata ripetuta in singolare. La soluzione più semplice è accorciare i set: anziché a 6 game ci si potrebbe fermare a 5, come nell'International Premier Tennis League, il mega-circuito di esibizione organizzato da Bhupathi, ex bandiera del tennis indiano. Oppure addirittura a 4, come è stato sperimentato nei tabelloni inferiori della Davis, format che tuttavia non ha avuto un seguito pur comparendo nelle regole del tennis (“The Rules of Tennis” dell'ITF). Gli “short set” renderebbero più rapidi e magari più avvincenti i match. Sarebbe una piccola rivoluzione, certo. Ma sembrava un azzardo anche ciò che ha fatto la pallavolo nel 1998, quando è stato abolito il cambio palla per velocizzare gli incontri. Una scelta che si è poi rivelata vincente.
 
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