Da allora sono passati anni, ma immaginare un Foro Italico senza Nicola Pietrangeli è impossibile: si aggira tra la folla come fosse una persona qualunque, quell'uomo che su quei campi di terra rossa ha sudato e vinto tantissime volte, conquistando due edizioni degli Internazionali, la seconda delle quali nel '61, quando si impose su Rod Laver, per molti il più grande giocatore di tutti i tempi. Da allora sono passati tanti anni, ma lui continua a rimanere il tennista italiano più forte di tutti i tempi. E oggi, con un uno sguardo al passato ha raccontato il presente al Messaggero.it
Quest'anno gli Internazionali Bnl d'Italia hanno riconfermato il loro successo.
«Il tempo ci ha un po' abbandonato, ma ogni anno è sempre meglio. C'è sempre qualcosa in più, ci sono sempre miglioramenti che però solo quelli che sono abituati a venire qua capiscono. Bello, fino a quando dura... In ogni caso penso che questo sia un posto talmente magico che la gente ne è sempre attrattat».
Negli ultimi anni ha visto una maggiore attenzione verso il tennis?
«Sì, prima la gente veniva a fare il tifo, adesso viene per vedere giocare a tennis. Questo è il grande successo del torneo».
Nella vita di Nicola Pietrangeli ci sono dei rimpianti o dei rimorsi?
«Chi non ha rimpianti è un imbecille. Avere rimorsi vorrebbe dire aver fatto qualcosa di brutto: francamente, se parliamo di cose cattive, non credo. Per quanto riguarda i rimorsi, tutti diciamo avrei dovuto, avrei voluto...».
E sul campo?
«Certo, rimpiango di non aver vinto due o tre tornei di più, di non essermi comportato un po' più seriamente. È difficile da spiegare: oggi giocano per milioni di dollari, io giocavo per noccioline americane».
Qual è stata la partita più bella di Nicola Pietrangeli?
«La partita più bella è stata quella di aver sconfitto il cancro. Solo a distanza di dieci anni mi hanno detto che non avevo capito per quanto poco avevo salvato tutto».
Quest'anno Federer ci ha abbandonato abbastanza presto. Per chi fa il tifo?
«Siamo tutti dispiaciuti. Tuttavia io non faccio mai il tifo, a meno che non si tratti della nostra squadra in coppa Davis. Diciamo, comunque, che c'è un numero uno indiscusso, immagino una finale tra Djokovic e Murray. Lo scozzese è un ottimo giocatore, ma in questo momento credo che battere Novak non sia facile. Diciamo, dunque, che siamo tutti obbligati non a tifare, ma a pensare che Djokovic vincerà il torneo».
C'è un erede di Federer?
«Ci son parecchi ragazzi che giocano molto bene, ma francamente un erede di Federer... passerei a un altro nome. Per un suo erede dovranno passare molti anni».
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