Rugby, Sei Nazioni, il capitano Parisse: «E' la partita più difficile per noi, ci batteremo fino all'ultimo»

Il mediano di mischia Gori (Foto Fama)
di Christian Marchetti
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Venerdì 26 Febbraio 2016, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 02:07
Italia-Scozia, diciassettesimo atto in chiave Sei Nazioni. E nei sedici precedenti è stata quasi sempre una lotta per evitare il Cucchiaio di Legno. Poco spettacolo, botte da orbi e partite decise per un alito di vento. Come lo scorso anno a Edimburgo, quando la vittoria azzurra è arrivata per un meta tecnica (sacrosanta) in chiusura. «Sarebbe arrogante da parte mia dire dove siamo più forti di loro e dove possiamo batterli. So soltanto che sarà la solita battaglia in ogni fondamentale, in special modo sulle fonti di gioco, mischia e touche». Poi: «Hanno giocato molto bene in Coppa del Mondo e penso che la squadra di domani, tra campo e panchina, sia una Scozia fortissima, una delle più forti che abbiamo mai affrontato. Abbiamo il massimo rispetto per loro: potremo vincere, potremo perdere, ma in ogni caso sarà durissima». Garantisce il capitano Sergio Parisse, che domani (ore 15.25, diretta tv DMAX e NOVE dalle 14.45) guiderà i suoi compagni in un Olimpico come al solito tutto esaurito. A proposito: i cancelli apriranno alle 13.00 per consentire al pubblico di non perdere troppo tempo con i controlli di sicurezza.

UN CAPITANO
«Oltre al buon Mondiale, loro in questo Championship hanno offerto una performance senz'altro più costante rispetto alla nostra. Abbiamo giocato positivamente con la Francia, ma abbiamo conseguito un risultato troppo negativo con l'Inghilterra. Ora non dobbiamo pensare che il match di domani sarà quello della vita, fondamentale per non arrivare ultimi. Sarebbe un errore. Domani bisognerà scendere in campo per metterli in difficoltà e avere il risultato dalla nostra».
Ma c'è un aspetto su cui Parisse vorrebbe puntare maggiormente: «Dobbiamo imparare e crescere come squadra, a reagire collettivamente all'errore. Dopo la meta d'intercetto subita contro l'Inghilterra, ho visto smarrimento negli occhi di qualche giovane. Bisogna migliorare su questo fronte».
Sergio Parisse prima o poi dovrà prendere una decisione sul suo futuro in Nazionale, si spera il più tardi possibile.  Quando però gli si fa notare che quella di domani potrebbe essere la sua ultima partita all'Olimpico fa un salto sulla sedia: «Prima di questo Sei Nazioni ho detto che avrei preso una decisione. Ho 32 anni, al momento mi sento molto bene e sono sempre dell'avviso che smetterò quando non avrò più il fisico a sostenermi o quando non mi divertirò più. Finirò questo torneo, poi arriverà un nuovo staff tecnico e per il futuro continuerò a valutare».

TRADIZIONI
Tornando agli highlanders, il tecnico degli avanti Giampiero De Carli mette altra carne al fuoco: «E' all'esterno che si è sempre pensato fosse facile vincere contro di loro. Noi, invece, abbiamo sempre pensato che fosse la sfida più difficile. Tanto nel 2000, quando arrivarono al Flaminio da vincitori dell'allora Cinque Nazioni e li battemmo, quanto oggi, in cui loro sono reduci da nove sconfitte di fila nel torneo. Per quanto ci riguarda stiamo cercando di migliorarci, ma per farlo sono necessari tempo e costanza. Nel frattempo, stiamo cercando di allargare il nostro movimento».
L'ex pilone, comunque sia, placca sul nascere eventuali polemiche circa eventuali problemi sulla tenuta atletica mostrata dagli uomini di Jacques Brunel in occasione della sfida con l'Inghilterra. «Credo semplicemente che siano stati gli inglesi a salire di livello nel secondo tempo. Senza contare i cambi obbligati a cui siamo stati costretti. Guardiamo le partite dieci volte, notiamo che siamo in grado di sviluppare lunghe sequenze d'attacco anche a dieci minuti dalla fine del match».

50 VOLTE GORI
Pronto a tagliare il traguardo delle cinquanta presenze il mediano di mischia Edoardo Gori, che qualcuno vede già come successore naturale di Parisse nel ruolo di capitano. «Vestire questa maglia rappresenta un onore grandissimo - le parole del numero 9 pratese - E se mi guardo indietro ho tantissimi bei ricordi. La prima presenza a Firenze e il Mondiale in Nuova Zelanda su tutti. Quanto e com'è cambiata questa Nazionale negli ultimi tempi? Cinque anni in azzurro sono stati lunghi, è cambiato tanto. Inizialmente ho trascorso un periodo in cui mi sentivo fuori da questo gruppo, perché molto giovane e un po' in difficoltà. Oggi mi sento molto più parte integrante. E oggi trovo molti giovani di qualità, con tanto entusiasmo e tanta voglia di fare. C'è soprattutto tanta voglia di migliorare, per essere una grande squadra, non un team cuscinetto».
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