Atletica, Jacobs: «Voglio correre nella storia»

Atletica, Jacobs: «Voglio correre nella storia»
di Mario Nicoliello
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Venerdì 30 Luglio 2021, 08:30

Appuntamento con la storia, ma quasi senza curarsene. Già, il problema più grande per Marcell Jacobs, nella sua prima settimana giapponese, è stato smaltire il jet-lag. Una volta entrato nel villaggio però l’orologio biologico dell’uomo più veloce d’Italia si è sincronizzato sul fuso nipponico, così il romano d’adozione è pronto a stupire sul rettilineo a cinque cerchi. L’esordio avverrà domani all’ora di pranzo, con la volata del primo turno, sulla carta per lui una mera formalità. Lo scoglio sarà affrontato il giorno successivo, quando i 24 semifinalisti si assottiglieranno a otto finalisti, i quali si giocheranno le medaglie alle 14.50 di domenica. Tutto in due giorni: la ricerca della gloria dura 30 secondi.
Il 2021 del velocista nato a El Paso e cresciuto sul lago di Garda è stato finora un crescendo: titolo europeo indoor sui 60, record italiano sui 100, prestazioni eccezionali nei meeting della Diamond League. Resta da mettere la ciliegina sulla torta e scrivere un pezzo di storia, dal momento che mai un atleta italiano è giunto a correre la finale dei 100 metri olimpici: «È un obiettivo difficile, certo, ma oggettivamente è alla mia portata. Del resto, questo non è solo quello che pensano gli altri di me, ma anche la mia impressione. È quello che voglio, che mi sono fissato come traguardo stagionale». 
Ed è anche un risultato che Jacobs non sente come un peso, bensì come uno stimolo: «Mi fa piacere che le persone ci contino, vuol dire che tanti credono in me e vogliono vedermi arrivare lontano. Sono attestati di stima, che mi danno energia».
PRIMO LIVELLO
Per entrare nei migliori otto occorrerà rivaleggiare con campioni di primo livello. Gli statunitensi Bromell, Baker e Kerley, i sudafricani Simbine e Leotlela, il canadese De Grasse, il giapponese Yamagata, il cinese Su: «I pretendenti sono tanti, ma credo che sia anche normale ad un’Olimpiade. Bisognerà vedere quello che succederà in campo, nei turni, perché magari ai nomi attesi se ne aggiungeranno altri. Dipende da tanti fattori, dalle condizioni esterne a quelle mentali. Chi sbaglia meno porta a casa il risultato». Il quesito che tutti gli addetti ai lavori si fanno è quale tempo servirà per la finale. Basterà stare sopra i 10”, oppure occorrerà frantumare il muro? Sul punto il gardesano non si sbilancia: «Non voglio pensarci, in passato non sono mai riuscito ad indovinarlo, come ai Mondiali di Doha. Sento solo che si dovrà correre forte, e tanto mi basta». Su una cosa Jacobs non ha dubbi: lo stadio vuoto non influenzerà la sua prestazione: «Nei 100 metri non c’è normalmente tanta interazione con la gente, come per esempio avviene nell’alto con i saltatori che cominciano la rincorsa sotto la curva chiedendo l’applauso delle persone. L’assenza dei tifosi quindi non influirà sul risultato».
MENTAL COACH
La chiave dell’esplosione di Jacobs è stata anche l’inizio della collaborazione con la mental coach Nicoletta Romanazzi.

Il velocista infatti è migliorato non solo di fisico, ma pure di testa. Ora regge la pressione e il confronto diretto con i colleghi, in passato invece soffriva il duello testa a testa: «Il 2021 è stato un anno da incorniciare, arrivato dopo tante stagioni difficili, tra infortuni e delusioni. Non sarei quello che sono ora, senza aver preso quelle batoste. Mi hanno fatto crescere, maturare come uomo e come atleta. Adesso sono sereno». Dopo i 100 si penserà alla 4x100 e Filippo Tortu, fino a domenica suo rivale («Ora siamo giustamente più distanti»), tornerà a essere collega. Intanto alla vigilia dell’inizio del programma dell’atletica l’astista statunitense Sam Kendricks dà forfait, in quanto positivo al Covid. Un avversario in meno per Mondo Duplantis. Oggi si comincia con la finale dei 10.000: per le medaglie sfida tutta africana. L’Italia schiera Yeman Crippa.

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