DISCREZIONE E SUCCESSO
Si presenta a Roma, città caotica funestata ormai da una violenza verbale che passa indifferentemente dalle strade alle frequenze radiofoniche, con il miglior biglietto da visita possibile: la discrezione. Mai una parola, un sussurro, una linea guida off record lanciata ai media in questi lunghissimi mesi di trattativa. Nemmeno una replica quando Pallotta, con modi da rivedere, lo ha stuzzicato, mettendo in dubbio la capacità finanziaria del suo gruppo: «Se avesse i soldi e volesse parlare ancora, lo ascolteremmo...». Sinonimo di serietà che alla fine ha pagato. Jim infatti non solo ha dovuto riascoltarlo ma ha detto sì a quello che non più tardi di 52 giorni fa aveva definito «inaccettabile». Una vittoria che conferma il trend di una vita. Detto del suo amore per il cinema (produttore di ‘The Square’, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2017, di ‘All the Money in the world e di ‘The Mule’, con Clint Eastwood, oltre ad essersi lanciato come regista ad agosto scorso in ‘Lyrebird), Friedkin - 54 anni - deve la sua fortuna alle automobili. Già negli anni ‘60 la sua famiglia aveva fatto fortuna con le concessionarie negli Usa. Dan, Ceo dal 1995, nel 2017 ha ereditato l’impero dopo la morte del padre, acquisendo il diritto per la sua catena Gulf States di distribuire in esclusiva le vettura Toyota in 150 concessionarie negli Stati Uniti. Si parte dalla sede sociale di Houston, sino ad abbracciare gli stati dell’Arkansas, Louisiana, Mississippi e Oklahoma. Il futuro proprietario della Roma - sposato con Debra (archeologa e amante della storia romana), quattro figli e una licenza di pilota d’aereo - può vantare un patrimonio di 4,2 miliardi di dollari secondo la rivista Forbes che lo pone al 187° posto della classifica dei Paperoni statunitensi e al 504° nel mondo. Imprenditore di successo anche in altri settori strategici come il turismo (la catena Auberge Resorts, con alberghi di lusso in Messico, isole Figi, Grecia, Svizzera, Nicaragua, Usa e Costa Rica) è un grande appassionato di sport. Tifoso degli Houston Rockets, a tal punto da provare la franchigia texana un paio di anni fa, senza riuscirci. Dal basket al calcio, il passo è stato breve. Anche grazie all’insistenza del figlio Ryan, per il quale è probabile in futuro un ruolo (in loco) simile a quello che il giovane Zhang copre nell’Inter.
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