Un'altra Roma o Mou non ci sta...

Un'altra Roma o Mou non ci sta...
di Stefano Carina
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Mercoledì 10 Novembre 2021, 00:59

La Roma affondata a Venezia porta a galla definitivamente il Mou-pensiero. José ha deciso: azzerare per poi ricostruire. C’è poco da fare, questa squadra non la sente sua. Lui che ha sempre puntato sulla fisicità, la personalità e l’esperienza degli interpreti, si ritrova con un gruppo sprovvisto in gran parte di queste caratteristiche. E così a fronte di una fotografia che vede la rosa «incompleta», «squilibrata», «non più forte di quella della stagione scorsa» (e nella quale come paradosso si arriva a rimpiangere anche il duo brasiliano Bruno Peres-Juan Jesus), l’intento è uno: l’all-in mediatico. Attaccare per difendersi, chiedere 10 per ottenere almeno 5, rendere pubblico quanto chiesto già in privato. Chi si scandalizza, non conosce José, i suoi trascorsi e soprattutto il modus-operandi. Chi lo ingaggia, invece, deve sapere che nei momenti di difficoltà il copione è sempre il solito: difendere sé stesso, a discapito di tutto ciò che lo circonda. Come quando chiedeva Deco, Arnautovic e Carvalho a Moratti, asserendo che «questa rosa non è quella dei miei sogni di due mesi fa. Vorrà dire che anche gli obiettivi saranno adattati alla squadra». O al Chelsea, quando venne rivelata una sua frase ad Abramovich mai smentita: «Arriviamo a gennaio e poi via le mele marce dallo spogliatoio». Riuscì a lamentarsi anche al Manchester United: «Servono rinforzi se vogliamo lottare per vincere. Se guardate il mercato dall’Arsenal, vi renderete conto delle differenze». Per non parlare dell’ultima esperienza al Tottenham: «Ho visto il Manchester City e mi ha colpito la panchina con Sterling, Silva, Gündogan e Otamendi. Noi? Siamo questi...». 

RASSICURAZIONI 
Mou del resto non cambia.

Non lo ha fatto da giovane, a inizio carriera, figuriamoci ora a 58 anni, trasformatosi in Special. Le critiche? Gli scivolano addosso. L’ultima, choc, è arrivata dalla Spagna. La Vanguardia, giornale catalano, ieri ha titolato: «Scaduto il tempo del Mussolini portoghese». In realtà, al netto degli accostamenti storici, è quantomai attuale. E poco importa che sia stato catapultato in una realtà dove la Roma ha visto lievitare l’indebitamento finanziario a 418 milioni, con la proprietà che tra le reiterate iniezioni di denaro si è impegnata a versarne altri 75 nei prossimi 14 mesi, senza contare che in estate ha posto le basi per spenderne 90 sul mercato. José è partito con un’idea della rosa. Poi, in corsa, si è reso conto di essersi sbagliato: «Questa stagione è importante per capire qualcosa che potrei non aver capito prima di arrivare». E allora, inutile perdere tempo. I Friedkin intendono assecondarlo già a gennaio. Il portoghese è una loro scelta: impossibile sconfessarla dopo 2 mesi. Nei colloqui avuti, il tecnico ha fatto presente cosa manca: un centrocampista, un terzino destro (offerto Larsen ma si cerca un profilo più giovane) e un difensore centrale. Dan, Ryan e Pinto ne hanno preso atto. Almeno nei primi due ruoli verrà accontentato. Sul terzo, il difensore (Senesi), dipenderà dal mercato. La Roma vuole prima capire come tornerà Smalling e cercare acquirenti per Kumbulla (in pole c’è il Torino). Sugli altri due ruoli, però, il portoghese è stato rassicurato. Per intenderci: non si ripeterà un caso analogo ad Anguissa, offerto in prestito ma bloccato dalle mancate partenze di Diawara e Villar. A proposito dello spagnolo: piace a Valencia e Villarreal. Riserve ma non solo. Anche Mkhitaryan valuta offerte. La rivoluzione, d’altronde, non guarda in faccia nessuno. 

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