Roma, Garcia sul derby: «Mou sa come si fa. Certo, Pellegrini...»

Roma, Garcia sul derby: «Mou sa come si fa. Certo, Pellegrini...»
di Stefano Carina
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Sabato 25 Settembre 2021, 07:30

Se c’è qualcuno che sa come si vince un derby, quello è Rudi Garcia. Il tecnico francese nella sua esperienza a Roma non ha mai perso una stracittadina: 3 vittorie e 2 pareggi. 
Ci racconta il suo segreto? 
«No, lo tengo per me (ride). Magari un giorno torno, può essermi utile…». 
In questo momento non allena, come mai? 
«È stata una mia scelta. Ho ricevuto tante offerte, anche in Italia (Fiorentina, ndr), ma volevo una squadra che disputasse la Champions. In realtà una qualificata c’era, ma non ero convinto dei programmi. Sono diventato esigente. Aspetto un bel progetto, magari in Inghilterra o in Spagna». 
Tre scatti fotografici della sua avventura a Roma? 
«Il primo è la gioia sotto la Curva Sud dopo il derby vinto per 2-0. Avevamo rimesso la Chiesa al centro del villaggio dopo quanto accaduto l’anno precedente in Coppa Italia. Io non volevo andare a festeggiare, perché penso sia una cosa che appartenga ai calciatori. Ma De Rossi mi ha preso e trascinato. Provate voi a dirgli di no... Il secondo flash sono due abbracci di Florenzi. Il primo alla nonna in tribuna e il secondo a me, nel gennaio del 2016, nel mio momento di maggiore difficoltà. L’ultimo non può non essere il selfie del Capitano (Totti, ndr) sotto la curva dopo la doppietta contro la Lazio». 
Spieghi a chi non lo ha mai visto, cos’è il derby di Roma. 
«Non si può spiegare, bisogna viverlo. È qualcosa di speciale, di unico. Io di derby ne ho giocati altrove ma a Roma, disputarlo nello stadio che ospita entrambe le squadre, è fantastico. Quando vedi la Curva Sud in trasferta stracolma di gente, con tutto l’impianto laziale, senti una carica dentro pazzesca. Queste cose in Francia non esistono. E poi in città non puoi camminare e non sentire che l’aria è diversa. Noi, poi, avevamo dei romanisti in squadra. E che romanisti! Io provavo a dir loro di non iniziare a giocarlo giorni prima ma capisco che per Totti, De Rossi e Florenzi era veramente difficile». 
Lei anche quando è andato via, ha sempre avuto un pensiero speciale per i tifosi giallorossi. Ma è così difficile salutare Roma e la Roma? 
«Per me sì, le ricordo che vivo con una romana (ride). La città è fantastica, poi ho scoperto la cultura, il cibo, la lingua. Roma e la Roma le ho nel cuore». 
Domenica c’è il derby, in panchina due allenatori diversi: Mourinho e Sarri. 
«La Roma l’ho vista giocare, l’uomo in più è Pellegrini, ho tanto affetto per lui. Ho sempre pensato che potesse diventare un grande calciatore. Mi dispiace che sia stato espulso, per Mourinho è un’assenza pesante. Conoscendolo, non voleva prendere due gialli. Un calciatore ci pensa a queste cose, figuriamoci poi un romano. Cosa volete che vi dica di Mourinho? La storia parla per lui. Ha iniziato bene. L’unica cosa è capire come concilierà campionato e Conference League. Come manifestazione non mi convince. Sarri? Gli va dato un po’ di tempo». 
Per un allenatore, è più difficile affrontare a livello tattico una squadra allenata da Mourinho o Sarri? 
«Difficile da dire. Molto dipende dalle rose che hanno a disposizione. I calciatori fanno sempre la differenza. Sono due grandi allenatori che lotteranno per arrivare in Champions. Il risultato di domani è importante soprattutto per la classifica. Quest’anno c’è una concorrenza pazzesca in serie A. Sono proprio curioso di vedere chi tra le prime 6 rimarrà fuori dai 4 posti Champions». 
Un aggettivo per Totti? 
«Geniale. Sono fiero di aver allenato un campione del genere».
E per Pallotta? 
«Mi dispiace, non rispondo». 
Su De Rossi però sì. 
«Certamente, fantastico. Un calciatore e un uomo che ogni allenatore sogna di avere nella propria squadra. Daniele è un leader fuori e dentro dal campo. Ci sentiamo ancora tramite sms».
Può diventare un grande allenatore? 
«Ha tutti i requisiti». 
Quando ha capito che la storia con la Roma si era incrinata?
«Dopo le mie parole prima di Roma-Palermo nel 2015 (disse che il gap dalla Juventus sarebbe aumentato l’anno successivo, ndr). Anche se il futuro ha dimostrato che avevo ragione, visto che i bianconeri hanno vinto per tanti anni. Dirlo, però, mi è costato caro». 
Nella prima sua prima stagione, senza il ko di Strootman, c’era la possibilità di vincere? 
«Penso di sì. Eravamo primi in classifica, con 10 vittorie consecutive. Poi abbiamo fatto 4 pari consecutivi e poco dopo si è fatto male Kevin. Il sogno è svanito lì. Per questo motivo mi sarebbe piaciuto l’anno seguente tenere la stessa rosa rinforzata. Ma non è stato possibile. Eppure sono arrivato secondo, vincendo un derby con gol di Iturbe e Yanga Mbiwa. Incredibile solo a ripensarci (ride)». 
Che impressione le fa la nuova proprietà della Roma? 
«Non conoscono i Friedkin, la cosa che mi piace però è che sono sempre presenti e fanno parlare i fatti». 
Un calciatore giallorosso che vorrebbe con sé nella sua prossima squadra? 
«Pellegrini, senza dubbio». 
Pronostico per domani? 
«Lei sa come la penso: un derby non si gioca, si vince». 

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