Roma, Fonseca l'altra via per la rinascita si chiama Europa League

Roma, Fonseca l'altra via per la rinascita si chiama Europa League
di Alessandro Angeloni
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Mercoledì 19 Febbraio 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 09:46
 Gli obiettivi, via via, evaporano, ma la stagione non è finita. C’è ancora qualcosa da salvare, almeno sulla carta: l’Europa League, domani sera appuntamento all’Olimpico (ore 21) contro il Gent. Vincerla? Osservando l’attuale Roma non viene in mente un successo (in) finale, anzi. Domani torna quella che per tutti è la Coppa di serie B, la cugina povera della Champions, ma se la vinci torni di diritto proprio lì, tra le big, non c’è bisogno del quarto posto, che al momento è pure lontano. E questo è già uno stimolo per una squadra, stando a quando sostiene l’allenatore, malata nella testa.
I CONTI NON TORNANO
Il ritorno in Champions era l’obiettivo, ottenerlo vincendo un trofeo avrebbe una valenza doppia. E spazzerebbe via tutti i tormenti che la Roma sta vivendo in questo inizio di 2020, caratterizzato da soli quattro punti in sette partite e dall’eliminazione dalla Coppa Italia con la Juve. L’Europa League ricomincia, stavolta ha un ospite un più: la Var. Se ci fosse stata dall’inizio, magari la Roma avrebbe passato il girone come prima, visto lo scempio con il Mönchengladbach. I guadagni in Europa League sono modesti rispetto alla Champions: i club che hanno preso parte alla fase a gironi hanno incassato un gettone da 2,75 milioni e inoltre, più per ogni vittoria un bonus di 570.000 euro, mentre di 190 mila per il pari. La Roma, visto che è arrivata seconda nel girone, ha preso 500 mila euro e non un milione. Il tesoretto, fino a ora, è di circa 5 milioni. Poi ci sono i soldi legati ai diritti tv, il market pool che vale 168 milioni, che verrà suddiviso - riporta il sito della Uefa - “in base al valore proporzionale di ciascun mercato televisivo rappresentato dai club partecipanti all’Europa League e suddivisi tra le squadre partecipanti di ogni federazione”. Ora la strada per la Champions è questa. Lunga, tortuosa, ma c’è un dovere: provarci. La situazione oggi non è delle migliori: a Trigoria si sta cercando di capire l’origine dei mali, i confronti tra uomini sono naturali. Una questione di testa (e di tanti infortuni), sostiene Fonseca; problemi diversi, lo pensa una buona parte della squadra. Il guaio principale è quello del gol: Dzeko è troppo solo, è poco assistito e chi gli sta vicino non ha il senso della porta, da Under fino a Kluivert, che dopo l’infortunio è un altro (ma domani dovrebbe partire titolare). 
IL TECNICO E IL GRUPPO
La difesa, altro problema. C’è confusione sul ruolo di terzini. Aleksandar Kolarov ha perso la leadership in campo, ha faticato ultimamente a trovare posto. A fine stagione, seppur con un contratto appena rinnovato, trarrà le sue conclusioni. Il Bologna preme e lui è tentato, lì c’è l’amico Mihajlovic. A destra il problema maggiore: Santon e Peres (domani non disponibile perché fuori dalla lista) non garantiscono continuità, né qualità. Fonseca domani potrebbe fare a meno di Cetin vittima di una contusione al piede. Torneranno tra i titolari in difesa rispetto alla partita con l’Atalanta sia Santon (o Spinazzola) che Kolarov, a centrocampo spazio a Cristante, più Veretout e Pellegrini. La Roma deve ritrovare risultati, da questi potrà riprendere fiducia, Fonseca va avanti per la sua strada tra mille difficoltà, la squadra per ora prova a seguirlo. Il Gent è la squadra giusta, anche se in Europa non perde da dieci partite. E se pure la brillante formazione belga sarà un problema, allora vuol dire che è davvero tutto sbagliato. Non solo la testa.
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