PARAGONI
Il ritorno a quel passato glorioso non sembra più un miraggio. E allora non sarà nemmeno un caso se qualcuno paragona Luis Alberto a Veron o Mancini, lo stesso Milinkovic a Stankovic. In realtà, le caratteristiche sono diverse, ma parliamo comunque di centrocampisti dal talento superiore, a prescindere dal risultato finale. La continua similitudine fa capire però come molti comincino a credere a una Lazio tricolore. Non saranno pure all’altezza dei titolari le riserve, Inter e Juve avranno anche una rosa complessivamente superiore, ma devono fare i conti con le Coppe. Inzaghi invece può studiare in un’intera settimana le sfide, gestire al massimo infortuni, energie e squalifiche. Domenica si è già vista la differenza di preparazione, a livello tattico Simone ha incastrato allo specchio (3-5-2) Conte e nascosto a sinistra (Jony) l’unico suo limite.
REPERTORIO
L’ex Antonio Nazionale era convinto che, bloccando Luis Alberto, s’arrestasse il gioco biancoceleste. In effetti, una volta era così il copione, ma Inzaghi ha preso altre misure. Ora può pure arretrare il genio spagnolo e rialzare Milinkovic in versione giocoliere. Dopo più di un anno passato sopratutto a combattere e sgomitare, Sergej ricorda ancora benissimo come tirare e dribblare. Lo ha dimostrato contro l’Inter e da giorni continua a sfoggiarlo spocchioso sui social, persino nelle scommesse di traverse colpite. Pretende 150mila “mi piace”, ma state sicuri che poi resterà umile. La Lazio a centrocampo ha tutto per vincere: fantasia, fisicità, qualità, altezza e Leiva a galoppare. Già, l’andatura imparata dai suoi cavalli nel ranch in Brasile: uno lo ha già chiamato Ciro, ne vuole un altro di nome Scudo.
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