Non solo «tituli». Perché nei due anni nei quali Mourinho ha allenato in Italia - vincendo 2 scudetti, 1 coppa Italia, 1 Supercoppa italiana e 1 Champions - per due volte ha regalato all’Inter anche il miglior attacco del torneo, segnando la bellezza di 155 reti (70 e 75) in 76 gare (media 2,03). Ça va sans dire che i suoi centravanti hanno sempre lasciato il segno: 25 reti Ibrahimovic nel 2007-08 (capocannoniere), 22 Milito (secondo dietro a Di Natale). Un rapporto, quello con il 9, che ha sempre fatto le fortune dello Special One. Da quando allenava il Porto che vinse la Champions (Mc Carthy segnò 20 gol in 23 partite), passando per Drogba, Ibra («Per lui avrei ucciso»), Milito, Eto’o (lo convinse a fare il terzino), Diego Costa, Adebayor e Kane, il tecnico portoghese è (quasi) sempre riuscito ad esaltare l’attaccante di riferimento a disposizione in rosa. Unico neo Benzema (che definì «un gattino»), qualche problema con il giovanissimo Lukaku, poi risolto nella seconda esperienza allo United. Se è vero che la Roma dovrà registrare la difesa (104 gol subiti nell’ultimo biennio in campionato: piace Diego Carlos del Siviglia), nei progetti del club e dell’allenatore l’attacco è pronto regalarsi un volto nuovo.
IL GALLO
E Dzeko? Alla prima occasione utile, Edin ha teso pubblicamente la mano a Mourinho: «Il migliore che la Roma potesse prendere». Ora attende di capire quali siano i piani del portoghese che ha deciso di non contattare nessun calciatore in rosa sino al termine della stagione. Difficile che le ultime gare del bosniaco non siano piaciute al tecnico. L’ex City ha preso per mano la squadra, guidandola sia a Manchester (prima del tracollo nella ripresa), nel ritorno all’Olimpico e al derby.