Italia, capitan Buffon vuole il record prima di chiudere la porta

Italia, capitan Buffon vuole il record prima di chiudere la porta
di Ugo Trani
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Martedì 7 Novembre 2017, 22:13 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 07:30
dal nostro inviato
FIRENZE Dentro o fuori per l’Italia, nei playoff contro la Svezia. E per Buffon, il capitano che venerdì sarà titolare e conterà fino a 174 presenze. La Nazionale si gioca la qualificazione al mondiale, per non restare a casa come nel 1958; il portiere addirittura la sesta partecipazione, mai riuscita a nessun collega. «Se passo il turno, sarà leggenda», confida. Dopo Francia 1998, Corea e Giappone 2002, Germania 2006, Sudafrica 2010 e Brasile 2014, il biglietto per il viaggio in Russia va timbrato nelle tappe di Solna e Milano. Il legame tra Gigi e l’azzurro, come se non fosse già abbastanza robusto, si rafforza ulteriormente in questa lunga settimana. Buffon lascerà il calcio a fine stagione. A 40 anni. Ma prima vuole questo suo record mondiale.
 
Ci tiene e c’è da capirlo. E si vede da come vive, ora più che mai, lo spogliatoio azzurro. Un mese fa, dopo il pari deludente di Torino contro la Macedonia, si riunì con gli altri senatori azzurri. Vertice allo stadio tra Barzagli, Bonucci e Chiellini per preparare, dopo aver avvertito Ventura, il confronto del giorno dopo con il resto della squadra. Per l’Unità di Italia. E per far capire ai giovani che cosa significa indossare questa maglia. «Bisogna andare al mondiale». Il capitano, con autorità, si è preso l’impegno davanti ai compagni. Vuole accompagnare la Nazionale pure in Russia. Ne ha parlato anche con il ct. Perché il ko del 2 settembre a Madrid, con quella spavalderia eccessiva nella notte più complicata, non è andato ancora giù a lui e agli altri big. Certe figuracce sono insopportabili, soprattutto contro la Spagna che gli azzurri furono capaci di eliminare negli ottavi dell’ultimo Europeo. «L’Italia deve fare l’Italia» ha detto lunedì Ventura in Aula Magna e, a quanto pare, nella riunione con la squadra. E con lo stile azzurro che, a vedere il percorso delle ultime stagioni, è riconoscibile nel 3-5-2 di Conte e, almeno nelle prime 4 gare, pure del suo successore.
VENTENNIO DI GLORIA
Sono già passati vent’anni dal debutto. Sotto la neve, il 29 ottobre del 1997 a Mosca, stadio della Dinamo e primo spareggio mondiale nella storia dell’Italia. Si fa male Pagliuca dopo 32 minuti. Tocca al diciannovenne Buffon. Vantaggio di Vieri, pari lampo per l’autogol di Cannavaro, l’altro amico di Gigi, cioè Fabio che alzò la coppa del mondo nella notte di Berlino. Buffon evita la sconfitta con la paratona su Alenichev. Niente ritorno, a Napoli. Cesare Maldini scelse Peruzzi: 1 a 0, firmato Casiraghi, e pass per la Francia. «Il ricordo è molto simpatico, ma ne avrei fatto volentieri fatto a meno» racconta Gigi in un’esclusiva concessa a Raisport. «E’ sempre un rischio, l’importante è che il risultato finale siamo stesso di vent’anni fa. Un po’ mi manca quella spavalderia tipica di chi è giovane e di chi deve prendere bacchettate sulle dita. All’epoca avrei detto: «Siamo già al mondiale». Ora: «Stiamo lavorando per andarci». Ci fidiamo molto di Ventura. E il confronto di Torino non è stato un fatto eccezionale. Accade spesso e magari non si sa. Utile per superare gli ostacoli. Sfida dura per la metodicità della Svezia: fa le solite cose, ma bene. Se giochi da 6 perdi, da 6,5 pareggi e da 7 vinci. Noi, però, vogliamo dare questa grande gioia alla gente». Florenzi, in azzurro dopo 13 mesi, si fa contagiare: «Nel 2014 restai a casa, stavolta sono pronto a morire in campo per andare a giocare il mio primo mondiale».
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