L'Irlanda si unisce per gli Europei 2016
Le due nazionali si qualificano per la fase finale

L'Irlanda si unisce per gli Europei 2016 Le due nazionali si qualificano per la fase finale
di Piero Mei
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Sabato 21 Novembre 2015, 14:17 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 13:36
Unite solo dalla religione del rugby, nel quale fanno squadra All Ireland, ma divise da ogni altra religione, di fede e d'istituzione (al Nord si tengono la Regina, anche se non stretta, al Sud sono papisti anche se hanno detto sì in maggioranza ai matrimoni gay) e anche di sport, le Irlande del calcio si presenteranno in doppia copia agli Europei del 2016 in Francia. L'Europa è stata allargata per l'occasione da Platini quando andava a caccia di consensi, che oggi sembrano inutili, e la maggiorazione di squadre ammesse, 24, consente piccole grandi favole.

Quella irlandese è una di queste: difficile che l'Ulster e l'Eire, per distinguere il Nord dal Sud, finiscano per incrociarsi come spavaldamente accadde alle due Germanie nel '74 e il famoso gol di Jurgen Sparwasser dette all'Est il successo, o come alle due Coree, ma intanto saranno entrambe lì, ed è la prima volta, giacché l'Irlanda del Nord non era riuscita ad entrare nell'Olimpo pallonaro continentale neppure quando aveva George Best, il quinto Beatle, quello che di sé diceva, alludendo ai successi d'amore, «se non fossi stato così bello non avreste mai sentito parlare di Pelè», e, ridotto a conti in rosso, sosteneva «ho guadagnato tanto, ho speso tutto in donne, macchine e whisky, il resto l'ho sprecato».

PASSATO E PRESENTE
L'eroe nordirlandese del momento, Lafferty, pare sia del genere, almeno a detta di Zamparini, il presidente del Palermo che quando lo vendette disse «è un donnaiolo, ha due famiglie e sei figli e ogni tanto sparisce una settimana per andare a Milano a donne». Lafferty è insaziabile anche sul campo: segna continuamente.

Quanto all'altra Irlanda, quella di Dublino, s'è tolta lo sfizio di qualificarsi per Francia 2016, proprio in casa del nemico: indimenticabile un gol con mano malandrina di Thierry Henry che lasciò l'Irlanda all'epoca del Trap fuori dal mondiale sudafricano. Ma per la storia della farina, del diavolo e della crusca, laggiù la Francia dell'astrologo Domenech vide sballati ogni oroscopo e ogni formazione e tornò scornatissima e fischiatissima.

SOGNI PARALLELI
Ora le due Nazionali dell'isola verde (è la caratteristica che viene subito in mente quando si pensa all'Irlanda tutta, insieme con le scogliere, i cavalli al galoppo, la birra e il pelo rosso degli umani lentigginosi) pregustano una qualche rivincita e un qualche ritorno nei quartieri alti del calcio: l'Eire che si è qualificato a spese della Bosnia di Dzeko e Pjanic ha anche scoperto di avere un fan speciale, un Superman con la panza, quale il suo massaggiatore Dick Redmond che si è presentato negli spogliatoi mascherato da supereroe, armato non di kryptonite ma di birra e al grido di «ho sessant'anni e vado in Francia».

Tipo tosto, come la maggior parte degli irlandesi: prendete Liam Brady. Calciatore, ultimo giorno da juventino giacché doveva lasciare posto e maglia a Platini, maggio 1982, dischetto del rigore a Catanzaro, finale di campionato, minuto 75. Fece gol e regalò alla Juve lo scudetto numero 20, la seconda stella, prima che il conteggio divenisse truccato. Chissà se ce n'è di Brady tra la gente di Dublino, certo, parte quel particolare del “donnaiolo” di Lafferty, di George Best non ce n'è di fronte. Del resto tipi come Best ce n'è pochissimi da ogni parte del mondo. Anche perché gli mancherebbero i Beatles cui fare il quinto.