Basti pensare che a Verona, contro il Chievo, i ragazzi di Stefano da Parma avevano ingoiato 4 pappine. Inzaghi pareggia al Bentegodi e tutti s'indignano per le modalità. Dopo aver passato un'estate a lavorare sull'aspetto mentale di un gruppo logorato da guerre intestine, Inzaghi ora studia nuove armi tattiche per ridurre gli alibi: «Domenica faceva caldo, ma potevamo fare meglio nel primo tempo a livello offensivo perché abbiamo sprecato delle occasioni». In realtà davvero poche contro un Chievo così modesto. Il tecnico ha rivisto con Farris la partita a Formello, neanche a lui è piaciuta la minestra: «Sembra di vedere in panchina Reja con 30 anni in meno e i capelli lunghi», l'accusa continua fra radio e web. Potrebbe essere un augurio: zio Edy portò la Lazio due volte a un passo dalla Champions. Anche solo con l'Europa league, Simoncino avrebbe centrato l'obiettivo a prima botta.
ILLUSIONE
Il fine giustifica i mezzi? La verità è che Lotito e Tare avevano venduto tutt'altro al popolo biancoceleste. Non sarà facile per Inzaghi, con la sua regolarità, addolcire il palato di chi aveva fatto la bocca alla locura di Bielsa. Soprattutto perché la società non gli ha dato nemmeno dato una mano sul mercato lucidare la sua creatura. Via la fantasia di Candreva, ecco l'impreparato Luis Alberto lì davanti e a centrocampo il gracile Leitner, ancora fuori forma e mai utilizzati come Wallace e Vargic. Dei nuovi acquisti sinora in campo solo Bastos, Lukaku e Immobile. Ieri lunghi colloqui con Biglia per far girare il motore, Inzaghi prova a reinventarsi pilota spericolato col 3-4-3 o il 3-5-2. Gli asini non volano, la Lazio sì.
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