Ma si può? Nell'epoca dell'apparenza, talvolta cafona ed esagerata, possibile che un Normal Man sia visto male, quindi penalizzato dal giudizio altrui? Perché a forza di raccontare e raccontarsi bugie, Dzeko continuerà sempre a sbagliare gol, e non sarà mai il portiere dell'altra squadra ad impedirgli di segnare. Il suo secondo gol spagnolo, quello con la finta a imbocco sul difensore avversario, lo sguardo puntato verso sinistra e palla invece a destra, appartiene alla collezione dei capolavori; l'avesse fatto qualcun altro, i produttori di sigle e copertine tv sarebbero campati di rendita per mesi, così come i telecronisti urlatori; invece, la prodezza se non è passata inosservata poco ci manca. Perché è Dzeko. Perché non è ossessionato dai social. Perché non è un must. Perché la prima cosa che fa dopo ogni gol è andare a ringraziare il compagno per l'assist. Perché non è egoista, in primis con se stesso. E così, quando sbaglia un calcio di rigore, riparte, implacabile, la tarantella: sì è bravo, ma hai visto?...
ANNI SESSANTA
Ventotto gol. Cioè diciotto in campionato (con due rigori falliti...), otto in Europa e due in Coppa Italia. Miglior cannoniere della Serie A dietro Higuain (che ha una gara in più...) e di Europa League. Con altre sei reti affiancherebbe Piedone Manfredini come miglior bomber stagionale di sempre della Roma, 34 centri nel 1960-61 (20 in campionato, 12 in Coppa delle Fiere e 2 in Coppa Italia). Non sarebbe male, per un sellerone sgraziato che non vede la porta.
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