De Rossi, il Boca e il futuro: «Vorrei tornare ad allenare a Baires»

De Rossi, il Boca e il futuro: «Vorrei tornare ad allenare a Baires»
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Mercoledì 8 Luglio 2020, 18:33
De Rossi in una lunga intervista a  La Nacion, ecco alcuni passaggi, Sull'esperienza al Boca. “Sono felice se qualcuno pensa a me come uno che possa aver dato loro una gioia, ma non ho fatto quasi nulla. Me ne rendo conto, ne sono molto consapevole. Il titolo è stato vinto dai miei compagni di squadra in campo e sono stato molto contento per loro. Mi sono sentito parte di quel gruppo, ma non ho fatto molto. Un giocatore come me, che è sempre stato il protagonista, un leader, un pezzo importante, che ha giocato mille partite, non si gonfia il petto per un titolo che i miei compagni di squadra hanno vinto con le unghie e con i denti. Non sarebbe giusto, sarebbe irriverente nei loro confronti. Mi sento parte di quella squadra e continuerò a sentirmi parte di quella squadra per i prossimi due o tre anni, ma i miei meriti sono davvero molto pochi “. Poi. “Sono tranquillo con la mia coscienza, ma molte volte mi manca il Boca. I bambini sono più felici qui, oltre al fatto che mio figlio Noah continua a cantare le canzoni del Boca e a parlare di Buenos Aires. Ma qui hanno i loro nonni, i loro amici, i loro cugini. È stata un’esperienza incredibile, molto breve, troppo breve per quello che volevo fare, ma molto intensa. Non ero abituato a cambiare posto, figuriamoci paese. E la prima volta che l’ho fatto, sono andato dall’altra parte del mondo, dove nessuno mi conosceva. In Italia avevo circa mille persone che mi dicevano “dove vai? L’Argentina è piena di criminali, ti uccidono lì per prendere un taxi di notte, è pericoloso”. Ho scelto comunque di andare ed ero a mio agio ed ero felice. Ma mi mancava mia figlia maggiore, aveva bisogno di me”. Allenatore del Boca. Devo tornare come turista per ringraziare le persone che mi hanno aiutato così tanto. E ho in testa l’idea di tornare come allenatore del Boca. Potrei essere l’ultimo della lista, ma la mia idea è quella. Se le cose fossero andate bene, avrei già incontrato Nico (Burdisso, ndr) per iniziare la mia carriera di allenatore nel settore giovanile del club. Il giorno in cui ho firmato la risoluzione ero negli uffici della Bombonera e improvvisamente ho alzato la testa e la Copa Libertadores era lì, in una vetrina. E mi sono detto: ‘Non ho vinto nulla da calciatore, ecco perché voglio tornare come allenatore: questa squadra è nel mio cuore‘. Ho già detto a Paolo Goltz che lo voglio come assistente”.

 
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