Nessuno ha creduto a loro e a qualche trombettiere svociato. Nè i giocatori, nè i tifosi. E nemmeno il francese. Che, dovendo scegliere un obiettivo per l'attacco frontale dopo il pari di sabato sera con il Milan, ha puntato al bersaglio più grosso e al tempo stesso più scomodo. Mirino sul preparatore atletico Norman che è stato scelto dalla proprietà. La raffica premeditata gli sarà fatale.
NOTTE TRAVAGLIATA
La Roma ha tolto il sonno a Pallotta. Che non ha dormito e, di prima mattina, ha subito replicato duramente a Garcia. Non gli ha perdonato lo spargimento di veleno sul fedelissimo Norman: «La Roma è preparata bene, ma non sa più vincere. Manca la mentalità» la presa di posizione del presidente che ha già deligittimato il dipendente a giugno nonostante il 2° posto, scaricato a dicembre dopo la qualificazioni agli ottavi di Champions e affondato a gennaio al termine del girone d'andata. Baldissoni si è arreso, Sabatini ancora no. Se il dg non si oppone più all'esonero, il ds prende tempo e guarda al futuro: De Rossi senior traghettatore (o Leonardo) e Conte a giugno. La situazione, almeno da Boston, è più chiara di quanto lo sia a Roma. Dove ognuno va per conto suo e pensa a se stesso. In campo e in ufficio.
SUBITO A RAPPORTO
Baldissoni è volato a Miami. Pallotta gli chiederà spiegazioni sul flop. Lo ha già fatto, ieri nel primo pomeriggio, con Sabatini, presenti Zanzi, Massara e l'interprete Bisceglia. La solita conference call dallo studio Tonucci dove il ds, nella sua camera con vista, smonta e ricostruisce la Roma, gelosissimo del giocattolo sul quale nessuno, a cominciare dal tecnico, deve mettere mano. Nella domenica di festa ha contattato gli amici procuratori. Che non tradisce mai. Ha discusso con loro di Sampaoli: il ct del Cile, in vacanza proprio a Miami e sotto contratto fino al 2018, ha provato a liberarsi, pagando 350 mila dollari. Niente da fare: la clausola è di 6,5 milioni. Oggi sarà con la famiglia a Zurigo (sfida Guardiola e Luis Enrique per essere il 1° al mondo). Ma il presidente non si fida più. Così svicola, pure su Bielsa, e insiste, spinto dal braccio destro Zecca, per Spalletti (contratto da 2 anni e mezzo) che ha già detto sì. Tecnico scomodo, però, per Baldissoni e Sabatini. Pallotta affronterà oggi la questione con il dg. Per averlo in panchina all'Olimpico domenica contro il Verona.
GERSON VERSO LA ROTTURA
«Se vivessi a Roma, le cose andrebbero meglio». Il conto del presidente, da presentare a chi ha governato a Trigoria in questi anni, sarà presentato nei dettagli e nelle cifre. Che non sono solo economiche. Pallotta ha capito di essersi affidato allo staff sbagliato. Sono 5 i motivi che inchiodano l'attuale management e: 1) i risultati, considerando le spese: il 5° posto a 7 punti dal Napoli primo è inaccettabile; 2) le operazioni di mercato degli ultimi 2 anni non lo hanno convinto: non bastano più le plusvalenze, anche perché la Roma, pur pagando ingaggi da top club, peggiora invece di migliorare (a proposito: il papà di Gerson già pensa di portarsi via il figlio...); 3) i rapporti fiacchi con le istituzioni: l'appuntamento solo annunciato e non fissato con il Prefetto ha esposto lui e la società a una figuraccia senza uguali che ha fatto il giro del pianeta; 4) le presenze all'Olimpico (-39 per cento) certificano il calo di passione: la gente che non condivide le strategie del club; 5) i report superficiali e annacquati sulla Roma: non è vero che tutto va bene a Trigoria, come spesso gli è stato raccontato: la squadra non è così forte e la stessa società come immagine non ha acquistato potere. Basta e avanza per il repulisti.
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