C'è la Conference, Mou va alla conquista dell'Europa: la Roma tra le favorite

C'è la Conference, Mou va alla conquista dell'Europa: la Roma tra le favorite
di Alessandro Angeloni
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Mercoledì 18 Agosto 2021, 07:30

Domani, il tuffo in Europa. Andata e ritorno (il 26 all’Olimpico), contro il Trabzonspor, dignitosa squadra turca, che ospita gli ex italiani Bruno Peres, Gervinho e Cornelius. La Roma partecipa a una coppa, seppur minore rispetto alle altre, e inevitabilmente da protagonista. Perché di avversarie vere ce ne sono davvero poche, c’è ad esempio il Tottenham (in attesa di chi retrocederà dall’Europa League) che fu proprio di Mou, il quale ora guida i giallorossi, che sperano di passare dall’utopia al sogno, e magari alla realtà. La realtà di vincere, che qui non sappiamo più cosa significhi. La Conference è l’occasione, il play-off è l’incipit, si parte con l’handicap, visto che Abraham ancora non c’è e Smalling viene perso per strada (lesione al flessore, salta anche la prima di campionato, e poi chissà). Dal 4 maggio, il giorno dell’annuncio dello Special, il popolo romanista non è stato più lo stesso, perché Mou è garanzia di successo, di mercato scoppiettante, di giusta comunicazione. Del “noi contro tutti”. Ha funzionato nell’Inter e sempre, a Roma il percorso è appena cominciato: «Non siamo i più forti ma possiamo pensare a vincere», José dixit. Dopo una serie di amichevoli-studio, si riparte: ecco le partite vere, come piace definirle allo Special, il quale dopo una quarantina di giorni di sudore e silenzio, è tornato a parlare, concedendosi al canale amico, quello della Roma. «Dopo tanto lavoro, arriva il momento che piace a tutti. Non mi piacciono le amichevoli, le partite sono partite, e abbiamo cercato di prendere esattamente questo come una motivazione per tutti, la verità è che per i tre punti si gioca domenica con la Fiorentina e ancora più difficile è giocare per il “knockout”: si comincia in Turchia e questa è la pressione positiva che vogliamo. Partite vere, così mi piace chiamarle. Sono preparato, siamo pronti. Non siamo la rosa più forte del mondo, ma nessuno ci può proibire di pensare che la prossima partita possiamo vincerla. Il concetto è “squadra, squadra e squadra”». Mou è preparato a un’altra dimensione, la Champions, lì vuole riportare la Roma, dopo anni di Purgatorio. 
ASPETTATIVE 
Mourinho aspetta altri rinforzi, per ora si allinea ai concetti societari.

E’ consapevole che il mercato a volte prende strade diverse, così, all’improvviso. «Il mercato è diventato un po’ diverso da quello che avevo pensato io inizialmente. È diventato diverso perché abbiamo perso Spinazzola per tanto tempo e perché abbiamo perso anche Dzeko. è diventato più difficile perché è andato in una direzione che noi non avevamo programmato, visto che eravamo preparati per andare da un’altra parte. E penso che il club sia stato bravissimo. Sarà la prima e spero l’ultima volta che lo dico: mi mancherà qualcosa che avevo pensato quando ho analizzato la squadra inizialmente, mi mancherà qualcosa (il regista, ndr), però devo solo ringraziare per il mercato che hanno fatto per noi. Questa per me è una famiglia. Se arriveremo alla fine del campionato, ci renderemo conto che saremo stati più tempo con questa famiglia che con quella di sangue». Per ora chi è arrivato lo soddisfa. Rui Patricio, ad esempio. «Rui è stabilità. Una stabilità tremenda». Viña? «Un bravissimo giocatore». E Shomurodov? «Lo abbiamo preso perché c’era bisogno di un po’ più di mobilità, un po’ di velocità in attacco. Abbiamo un gruppo di punte che mi lasciano veramente felice». E infine, Abraham, che è tornato a Londra e proverà a essere disponibile per la Fiorentina (ancora nel caos telematico la vendita dei biglietti). «Tammy? Lo conosco da quando era bambino. Aspettate e vedrete». Il sogno di Mou, alla fine, oltre alla vittoria, alla quale è abituato da sempre: dopo il bagnetto di folla di sabato all’Olimpico, Mou va oltre, non si accontenta mica. «Ero super felice nel vedere la gente allo stadio, però domenica ero triste, perché ho visto i campionati in Francia, Portogallo, Germania, la Premier League: pieno, tutto pieno, festa, quello è il nostro calcio. Ho paragonato l’Olimpico di sabato con questi stadi di domenica e sono stato a pensare “wow, voglio l’Olimpico pieno di romanisti”». Chiaro, no?

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