ANDAMENTO LENTO
La posta in palio è altissima, ovvio. Ne scaturisce una tensione mostruosa che fa tremare ogni oltre immaginazione le mani dei giocatori. Il primo canestro, inevitabile, è di Lebron dopo un minuto e mezzo, subito pareggiato dai liberi di Collison. E basta. Fino a 8'46 dalla fine del primo quarto non segna nessun altro e si viaggia su un 2-2 che fa più area Fiba che playoff Nba. Inutile dire che il secondo canestro dal campo del match è ancora del Prescelto, l'unico a cui la mano non tremi proprio mai. Il primo periodo è perfetto: 5/5 per 13 punti. Il primo errore arriva dopo quasi 18 minuti, con il tabellino personale che segna già 17 punti. Cleveland veleggia sul 54-43 e i Pacers non sembrano i mastini che hanno azzannato le caviglie dei Cavs in svariati momenti della serie. Ma per Cleveland il blackout è sempre dietro l'angolo e arriva puntuale in avvio di secondo tempo e coinvolge anche Lebron che comincia con due tiri sbagliati e un turnover. Gli altri, come al solito quando la barca affonda, affondano con lei e in un attimo Indiana mette il naso davanti per la prima volta nel match con la tripla di Bogdanovic per il 59-58 a 7'13. Ma Lebron - alla 20ª gara di playoff con almeno 40 punti segnati - non ha affatto voglia di andare in vacanza già a fine aprile. E così ricomincia a macinare punti. Saranno 38 alla fine del terzo periodo. Riesce persino a scuotere l'abulico, fin lì, Kevin Love che si sveglia quando serve, con James in panchina con i crampi. Il resto lo fa l'energia di Thompson (15+10), uno dei vassalli del Re, rispolverato in quintetto da un coach Lue evidentemente spaventato dal win or go home. Per passare la nottata a Cleveland va bene così. Per arrivare a giocarsi l'anello servirà ben altro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA