Ryan Friedkin, la chiamata a De Rossi prima dell'esonero di Mourinho e i casting per il ds: l'ascesa silenziosa del rampollo all'ombra di Dan

Tre anni di Roma, sono serviti infatti a Ryan per calarsi nella realtà locale, percepirne gli umori e prevederne le reazioni. Ora è sempre più influente nelle decisioni che riguardano il club

Ryan Friedkin, la chiamata a De Rossi prima dell'esonero di Mourinho e i casting per il ds: l'ascesa silenziosa del rampollo all'ombra di Dan
di Stefano Carina
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Martedì 23 Gennaio 2024, 07:19 - Ultimo aggiornamento: 10:06

Cresce, in silenzio. Nascosto dall'ombra di papà Dan, ma sempre più influente nelle decisioni che riguardano la Roma. Un esempio: il lunedì post Milano, è Ryan che contatta nel pomeriggio De Rossi, ne ottiene la disponibilità e avvisa il padre. Poi, il giorno dopo, ci pensa Friedkin senior a parlare con Mourinho e liquidarlo ma con il figlio sempre al fianco. Un'ascesa importante, di un uomo che ha da poco superato i trenta, sempre più consapevole e maturo. Per intenderci: dimenticate il ragazzo che facendosi prendere dall'entusiasmo invita Pinto, appena arrivato, a chiudere l'operazione Reynolds. Tre anni di Roma, sono serviti infatti a Ryan per calarsi nella realtà locale, percepirne gli umori e prevederne le reazioni. Poche amicizie, su tutte quella con il nipote di Andrea Leone, Francesco, che invece insieme alla sorella Raffaella ha colloqui più stretti con papà Dan, rinsaldati nel momento in cui la Leone Film Group ha preso in esclusiva per l'Italia il film, «Killers of the Flowers Moon», diretto da Scorsese e con attori De Niro e Di Caprio, prodotto dai Friedkin.

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PRESENZA TANGIBILE

Ryan cresce, non solo nell'ombra ma anche agli occhi del padre. Che gli ha conferito la presidenza del Cannes e che ormai l'ha promosso come occhio vigile sul territorio romano. Dan è un decisionista, un imprenditore di successo che come tale vuole sempre avere l'ultima parola. Ma è Ryan a consigliarlo, vivendo di più la realtà locale e soprattutto quella della squadra. I Friedkin continuano ad avere una casa in centro ma Ryan spesso dorme a Trigoria. Esce allo scoperto, pur rimanendo fedele alla sua riservatezza, quando c'è da prendere una decisione. È suo l'sms con il quale definisce «total fake» le voci di una trattativa per la successione a fondi arabi circolata qualche giorno fa. Che poi l'interesse ci sia (allargato anche a Inter e Milan) poco importa: dopo aver investito 850 milioni, non è il momento di cedere la società. In questi giorni, è stato lui la persona più vicina a De Rossi. Ci ha parlato, si è confrontato, ha assistito agli allenamenti.

Anche nella scelta del futuro ds (Mitchell favorito su Vivell, Ribalta e Edwards) è sempre parte attiva anche perché il dirigente dovrà lavorare a stretto contatto con lui.

Della serie c'è ma si vede poco. Frutto di un carattere silenzioso e riservato. Al quale però sfugge poco. Anche sui media. Ogni mattina riceve una rassegna stampa dove vengono evidenziati gli articoli ritenuti di interesse. E così, ieri, dopo aver letto battute sul fatto che la Roma «sarebbe dovuta già fallire», ha abbozzato un sorriso, ricordando a persone a lui vicine, come lui e il padre abbiano supportato anche nell'esercizio 2022-23 le esigenze finanziarie del gruppo attraverso finanziamenti soci, erogando immissioni di capitale pari a 232,5 milioni, utilizzati per il rimborso del prestito obbligazionario emesso nel 2019 e per le esigenze di working capital del gruppo. Senza contare che tali importi sono da considerarsi ai fini dell'aumento di capitale deliberato da ultimo dall'Assemblea dei Soci del 18 ottobre 2022, per un importo massimo di 520 milioni ed esecuzione entro il 31 dicembre 2024. Insomma, niente male per un club che doveva essere già fallito.

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