Giochi, la scelta del Cio: si decide per il rinvio in autunno. Bach: «Conta la salute di tutti»

Giochi, la scelta del Cio: si decide per il rinvio in autunno. Bach: «Conta la salute di tutti»
di Piero Mei
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Lunedì 23 Marzo 2020, 07:30
Il rinvio delle Olimpiadi è adesso sul tavolo del Comitato Internazionale Olimpico (Cio). L’Executive Board ha diramato un comunicato che per la prima volta, incalzato da richieste formali di federazioni, comitati olimpici nazionali e, soprattutto, atleti, ha abbandonato la “linea Maginot” dei Giochi confermati. E’ probabile che ci siano voluti incontri e chiarimenti sui contratti multimiliardari firmati per sponsorizzazioni e diritti televisivi, dal Cio stesso e dal Comitato Organizzatore di Tokyo. Che siano state tenute in considerazione le necessità degli atleti di tutto il mondo che chiedevano “certezze”, giacché allenarsi nell’incertezza non è il massimo. 
L’andare avanti come se nulla fosse poteva portare a uno sconvolgimento ancora maggiore di quello che porterà il rinvio, che ormai viene dato per scontato anche se si è parlato di “quattro settimane per decidere” (forse per “appianare” le maggiori difficoltà contrattuali e anche di previsto movimento di pubblico dato che il mondo è fermo né si sa quando ricomincerà a muoversi). 
COME NEL 1964
Il rinvio è “entro l’anno”, dunque è assai probabile che, coronavirus permettendo, la nuova data venga fissata a specchio su quello che fu il calendario della prima volta a Tokyo: nel 1964 i Giochi nella capitale nipponica si svolsero dal 10 al 24 ottobre ed il periodo potrebbe essere percorso di nuovo. La dicitura “entro il 2020” del rinvio è probabilmente legata ai contratti che non erano firmati “a data certa” ma per “i Giochi Olimpici del 2020”. Il presidente del Cio, lo schermidore olimpionico a Montréal, ha scritto una lettera in cui dice che «le vite umane hanno la precedenza su tutto, compreso lo svolgimento delle Olimpiadi: stiamo lavorando su tutto e siamo fiduciosi di aver completato le analisi entro le prossime quattro settimane». 
Le analisi in questione si riferiscono in particolare al calendario di avvicinamento, che vede molte discipline non ancora a ranghi completi (solo il 57 per cento degli atleti ha conquistato la “carta olimpica”) ed alla possibilità di concedere ai molti visitatori che le Olimpiadi normalmente attraggono, una opzione di cambiamento di prenotazione. Per risolvere l’intricatissimo primo caso, il Cio e il Comitato Tokyo 2020 sono in continuo contatto con le Federazioni internazionali di ogni sport: l’intero palinsesto dello sport andrà scritto di nuovo e riconsiderato, né si sa ancora su quale base ripartire, da quale data, visto la diffusione “a macchia di leopardo” del coronavirus in tutto il mondo. Oltre che la qualificazione, si vuole offrire agli atleti la pari opportunità di essere allenati ugualmente. Oltre che il sistema dei controlli antidoping, con tutti i viaggi aerei soppressi e i laboratori di analisi che devono occuparsi di altro, è fermo e c’è chi potrebbe approfittarne… «L’annullamento dei Giochi è comunque fuori discussione» sostengono al Cio. Che poi una eventuale cancellazione sarebbe per Tokyo la seconda, dopo quella del 1940, non disputata a causa delle guerre, quella fra Cina e Giappone e quella mondiale. E così, in fondo al tunnel del coronavirus, lo sport intravvede una flebile luce: quella della fiaccola olimpica. La fiaccola è già in Giappone. Si è cercato di tenerla il più lontano dal pubblico, e soprattutto di tenere il pubblico lontano non dalla fiaccola ma una persona dall’altra. Ma questo si è già mostrato impossibile: il viaggio della torcia è cominciato con cerimonia a porte chiuse a Fukushima, la città del disastro nucleare; i tedofori sono stati sottoposti al controllo della temperatura. Ma bloccare la gente lungo le strade, conservare il “distanziamento sociale” è stato subito, ed è e sarà se non cambiano le regole del viaggio, impossibile. I giapponesi sono entusiasti della fiaccola, come della fioritura dei ciliegi, e lì pericolosamente accorrono in massa. 
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