Elena Gemo, la seconda vita dell’olimpica: insegna nuoto a chi è meno fortunato

Elena Gemo appuntato dei Carabinieri ex olimpica di nuoto
di Piero Mei
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Lunedì 15 Aprile 2024, 07:00

Che cosa c’è dopo il nuoto? Chissà quanti nuotatori/trici, agonisti e no, se lo sono chiesto facendo su e giù per le corsie, fino allo sfinimento, perché nessun risultato è gratuito. Elena Gemo, carabiniere, che ora è la signora Benatti avendo sposato Lorenzo detto Lollo, anche lui nuotatore d’alto livello (non è galeotto il cloro, come si potrebbe pensare, ma il crescere insieme) la risposta l’ha trovata: oltre il nuoto c’è il nuoto. Da insegnare ai bambini, e si sa quanto la sicurezza in acqua sia un must, non solo per chi va in piscina (genitori da medaglia che li accompagnano, e se non stanno a bordo vasca a lavorare di cronometro…) ma soprattutto per i bagnanti lungo gli oltre ottomila chilometri di coste marine, e fiumi e laghi, d’Italia.

Elena Gemo

Elena, classe 1987, cominciò da piccola, a rimorchio del fratello Mirko, un anno di più, ranista: quello stile, per la verità, a Elena già da piccola non piaceva, né le è poi piaciuto da grande, quando ha vinto tra gare individuali e staffette, una collezione di titoli italiani e dunque di medaglie da far arrossire qualsiasi generale dell’Armata Rossa o principe inglese, di quelli che più che appuntarsele sul petto avrebbero dovuto portarle a spasso con un carrello. Campionati d’inverno e d’estate, assoluti, in vasca lunga o corta, non s’è fatta mancare niente: Wikipedia scandisce i numeri del podio azzurri, 65-25-16 a venir giù dall’oro, 40 individuali e 25 in team, ma si ferma al 2015. Dopo ne sono venuti altri 20 o forse 23, che c’è chi dice 85 e chi 87, e forse neppure lei lo sa con precisione perché ci sono numeri discordanti che tolgono alla statisica l’alone di scienza esatta.

 Lo stile preferito, fin da piccola, «era il delfino» (ancora lo è: «è faticoso ma è il più bello da fare». E anche da vedere da fuori) pure se quello che le riusciva meglio era quello cui si dedicò dopo anni da farfalla, il dorso, stile nel quale vinceva sempre lei e stabilì pure i primati nazionali sia sui 50 che sui 100 è stata a lungo la titolare del primato italiano.

Poi, antico adagio che «i record sono fatti per essere battuti», anche questi lo sono stati. Anche le medaglie internazionali (un argento e quattro bronzi continentali in vasca corta negli anni in cui il nuoto azzurro stava assestandosi nella Potenza europea che è oggi) sono state conquistate nuotando a pancia in su ed è in questo stile che Elena Gemo ha avuto la sua consacrazione olimpica quando, era il 2012, riuscì a partecipare ai Giochi di Londra 2012, ai quali si qualificò al “Sette Colli”, nella piscina del Foro Italico nella quale ha disputato anche la sua ultima gara a fine giugno 2018, una standing ovation guidata da Federica Pellegrini, sua compagna di mille battaglie navali. Sorrisi forzati e lacrime naturali e un ironico «ora devo lavorare»…

PROGETTI

Eccolo quel lavoro: il carabiniere Gemo guarda la piscina di adesso, quella dell’Arma all’interno del complesso anche sportivo del Comando generale e stavolta il sorriso non è “spinto” ma è naturale anche esso: sembra vederla affollata di quei bambini che sono sempre stati il suo sogno («ho sempre pensato di fare la maestra d’asilo, i piccoli mi sono sempre piaciuti») e quelle persone meno fortunate, i cosiddetti disabili che invece sono solo donne e uomini con abilità differenti e che saranno i protagonisti di un altro dei tanti progetti sociali perseguiti dal gruppo sportivo dei Carabinieri, del quale fanno parte, li incontriamo già indaffarati nel sito, Marco Belotti, il liberista che chiamavano “il killer” e che è stato anche primatista italiano nei 200, togliendo il record a Massimiliano Rosolino, e il pentathleta romano, come tanti campioni di questo sport dalla grande storia e dall’antica tradizione, Riccardo De Luca, che proprio a Roma fu mondiale a squadre, due volte olimpico e oro europeo. Sarà l’Arma del successo.

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