Nuoto, messaggio per Tokyo: caos per i pass e atleti fuori forma

Nuoto, messaggio per Tokyo: caos per i pass e atleti fuori forma
di Gianluca Cordella
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Sabato 21 Marzo 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 18:12

E anche gli Europei di nuoto si arrendono al Coronavirus. La rassegna continentale degli sport acquatici era in programma a Budapest dall’11 al 24 maggio ma non si farà. Quantomeno non in quell’arco temporale. Un film tristemente visto e rivisto in questi giorni di emergenza sanitaria mondiale, ma questo rinvio ha in sé qualcosa che lo rende diverso dagli altri. Una sorta di messaggio subliminale nascosto tra gli schizzi delle piscine ungheresi. Le parole se le porta via il vento, si sa, ma alcune scelgono di cavalcare un’onda e allora arrivano a destinazione più chiare e forti. 

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TRA LE RIGHE
Andiamo con ordine. Ieri, nel primo pomeriggio, una nota della Len - la Federazione continentale che governa gli sport d’acqua, presieduta da Paolo Barelli, numero uno della nostra Federnuoto - annuncia il rinvio degli Europei ungheresi e contestualmente che «la rassegna dovrebbe svolgersi dal 17 al 30 agosto, ma sarà possibile confermarlo solo a fine maggio - inizio di giugno» e che, «nel caso in cui l’emergenza da Coronavirus proseguisse senza consentire un ritorno alla normalità nei prossimi mesi», si potrebbe posticipare la manifestazione al 2021. La ricalendarizzazione fornisce un primo spunto. La scelta di collocare una rassegna così importante a sole due settimane dalla fine prevista per le Olimpiadi di Tokyo configura due scenari: o la Len è convinta che i Giochi in realtà si faranno a ottobre (come accadde nel 1964, peraltro sempre a Tokyo) o, addirittura, che le Olimpiadi possano essere ricollocate a lunga gittata (2022?), Cosa che - in un mondo che si spera avviato verso il ritorno alla normalità - lascerebbe gli Europei al centro della programmazione sportiva estiva. Entrambe le ipotesi, comunque, non contemplerebbero la svolgimento delle Olimpiadi nelle date previste (24 luglio - 9 agosto). Ma al di là delle mosse della Len, Tokyo e il Giappone sono chiamati a una riflessione dalle parole di Tunde Szabo, ex campionessa di nuoto e attuale ministro dello Sport ungherese. «Tutti desideriamo vedere le tribune della Danube Arena piene - le parole della Szabo nella nota Len - La magica atmosfera creata dai fan è diventata un marchio di fabbrica degli eventi acquatici a Budapest e gli atleti meritano di goderne ancora una volta. E ovviamente meritano anche di potersi preparare al meglio per appuntamenti come questo. Cosa che al giorno d’oggi è quasi impossibile». Il messaggio è forte e chiaro: lo slittamento degli Europei elimina dal calendario un altro grande appuntamento utile per fare i minimi richiesti per Tokyo. Al momento restano ancora “in vita” il Sette Colli (21-23 giugno) e poco altro. Il che, come anticipato dal Cio nei giorni scorsi, obbligherebbe a una revisione dei criteri di qualificazione per portare in Giappone i big ancora sprovvisti di pass e di occasioni per centrarlo (come Federica Pellegrini e Gabriele Detti). Ma - e questo vale per tutti - in che condizioni ci arriverebbero? È possibile immaginare una battaglia spettacolare tra Romanchuk e Paltrinieri sui 1500 senza che nessuno dei due li abbia nuotati in gare “pesanti” nei tre o quattro mesi precedenti? Al di là dell’ostinazione nel portare a casa i Giochi, forse in Giappone dovrebbero iniziare a ragionare anche su questo aspetto.

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SENZA PUBBLICO
In fin dei conti le Olimpiadi sono l’appuntamento degli appuntamenti, sia per gli atleti - che meritano di giocarsele al top - che per la gente che ne accompagna ogni passo, dall’accensione della fiaccola fino alla cerimonia di chiusura. L’esatto contrario di ciò che sta accadendo quest’anno, con il pubblico che, per sacrosanti motivi di sicurezza, è stato tagliato fuori da tutto. Anche ieri l’arrivo della torcia sul suolo nipponico è stato celebrato a porte chiuse. E lo stesso sarà per l’evento che il 26 marzo segnerà, da Fukushima, l’inizio del viaggio della fiamma verso Tokyo. Ha senso in questo contesto opporsi allo slittamento dell’evento? E magari consegnarsi a una rassegna dove le prestazioni a livello assoluto potrebbero non essere all’altezza? E anche se il presidente del Cio, Thomas Bach, al New York Times, ha ribadito che «oggi è prematuro rinviare le Olimpiadi», il partito degli scettici continua a ingigantirsi. Solo ieri messaggi al Cio pro-rinvio sono arrivati dal comitato olimpico norvegese, dalla Federazione britannica di atletica leggera e dal nuotatore brasiliano Bruno Fratus, vicecampione del mondo dei 50 stile libero, che ha scritto alla presidente della commissione atleti Cio Kirsty Coventry: «Come possiamo allenarci se i governi ci chiedono di stare a casa?». Pareri sul rinvio anche dall’Italia. «Non c’è nulla da fare, a catena si sposterà tutto - ha detto il presidente della Federgolf Franco Chimenti, preoccupato anche per la Ryder Cup a Roma del 2022 - E non penso a uno spostamento di qualche mese, ma di uno o due anni». E si ritorna alle scelte della Len...
 

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