Nuovo codice dello spettacolo: Gianmarco Mazzi incontra attori, registi e produttori teatrali

Terza giornata di incontri al Ministero della Cultura con le varie categorie dello spettacolo, per definire insieme bisogni, mancanze e possibili soluzioni. Tra i presenti Nicola Piovani, Giorgio Panariello, Luca Barbareschi e Claudia Gerini

Nuovo codice dello spettacolo: Gianmarco Mazzi incontra attori, registi e produttori teatrali
di Katia Ippaso
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Martedì 26 Marzo 2024, 20:41

«Nella mia vita, ho visto opere di autori con tante medaglie al petto che avevano in realtà molto poco da dire. E ho visto tanti attori, spesso comici, dannarsi l’anima in piccoli teatri. Molti grandi artisti sono morti poveri. L’arte viene prima della cultura. Per questo propongo di ribattezzare il Ministero della Cultura “Ministero di Arte e Cultura”». Non era previsto, l’arrivo di Nicola Piovani. Ma quando il noto compositore e pianista romano (premio Oscar per la colonna sonora de “La vita è bella” di Benigni), ha fatto il suo ingresso invitando a guardare in basso, là dove si agita tutto un mondo di artisti invisibili e raminghi, si è creato come uno spostamento d’aria: la realtà con le sue ferite si è presa la scena.

Ci troviamo a via del Collegio Romano, nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura, per registrare i primi passi di un nuovo “codice dello spettacolo”. Una iniziativa del sottosegretario Gianmarco Mazzi, che nella terza giornata di incontri con le varie categorie ha voluto radunare attori, registi, produttori e organizzatori del teatro italiano per definire insieme bisogni, mancanze e possibili soluzioni. Già convinto della necessità di aumentare le risorse economiche da destinare alla prosa (attualmente sono soltanto 91 milioni), Mazzi, affiancato dal direttore generale dello Spettacolo Antonio Parente, ha ascoltato tutti, rappresentanti del teatro di tradizione come di quello commerciale.

Ricordando l’origine della parola “teatro”, Gabriele Lavia ha portato il discorso sullo “svelamento”: «Ma cosa svela il teatro? L’uomo, con tutte le sue qualità, positive e negative» continua il maestro della scena italiana, 81 anni. «Si diceva che il cinema avrebbe ucciso il teatro. Una profezia che si è rivelata fallace. Anche se ci affamate, anche se ci mettete i bastoni tra le ruote, anche se ci censurate, il teatro non morirà, e ci sopravviverà». Una spinta ideale che ha acceso molti animi, a cominciare da Michele Placido che a 77 anni confessa di tenere in poco conto il cinema e la televisione («Non mi sono neanche mai rivisto ne "La piovra"») rispetto alla vita del palcoscenico: «Negli ultimi giorni della sua vita, Albertazzi disse: se devo morire, voglio morire in teatro. Ecco, anch’io ho questo desiderio». Persino Giorgio Panariello, che rappresenta una impresa solitaria («Io faccio compagnia da solo e non posso parlare a nome degli altri») confessa di fantasticare anche lui su una possibile morte in scena, «augurandomi però che il teatro non muoia prima di noi».

L’immagine romantica dell’attore che si spegne nel momento in cui recita contagia un po’ tutti, tranne Piovani: «Non so se vorrei morire sul palcoscenico. So solo che vorrei vivere il più a lungo possibile».

Luca Barbareschi, 67 anni, devia la spinta ideale per puntare sulla parola “industria”: «Negli altri Paesi europei, si fa una narrazione autoctona che significa investimento sulle risorse creative del proprio Paese. All’arte ci penseremo dopo». Sulla tax credit e sul meccanismo farraginoso che regola l’attuale erogazione delle risorse si soffermano Alessandro Preziosi (50 anni) e Mariangela D’Abbraccio (61 anni) mentre il regista Piero Maccarinelli (67 anni) sposta l’attenzione sulla formazione e sul lavoro sul territorio: «Quando Luigi Squarzina dirigeva il Teatro di Roma, spediva registi e critici giovani a sensibilizzare ogni angolo della provincia romana sugli spettacoli che andavano in scena all’Argentina. Questo significa fare politica culturale».

Appassionato e lucido l’intervento di Claudia Gerini (52 anni), che ricorda come lo specchio del teatro aiuti ogni ragazzo nel percorso di crescita: «Bisogna dare ai ragazzi gli strumenti per mettersi in gioco, per rischiare. Sono disposta a mettermi in gioco anch’io non solo per trasmettere ai più giovani ma per imparare da loro». Si delinea una precisa proposta educativa da discutere anche con il Ministero dell’Istruzione: «Così come esiste l’ora di educazione fisica, dovrebbe essere istituita l’ora di teatro in tutte le scuole» dichiara Roberto Ciufoli (64 anni). Mentre Patrizia Pellegrino (61 anni) invita a calmierare i prezzi dei biglietti per permettere alle famiglie di portare i loro figli a teatro. Tra altri artisti presenti, Manuela Kustermann, Geppy Gleijeses, Paola Quattrini, Andrea Delogu, Fioretta Mari, Giorgio Pasotti, Luciano Cannito, Paolo Conticini, Giancarlo Commare, Fortunato Cerlino, David Riondino, Antonio Giuliani. Le giornate di incontri proseguiranno il 27 marzo con gli artisti e gli operatori dello spettacolo circense.

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