Crazy Horse, il mito è donna
Milano apre al cabaret

Crazy Horse, il mito è donna Milano apre al cabaret
di Rita Sala
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Domenica 8 Giugno 2014, 18:31 - Ultimo aggiornamento: 18:33
Penombra, tavolini illuminati da una candela profumata, champagne in ghiaccio. Sul palcoscenico dieci ragazze da sogno, lontane e vicinissime, scelte per far immaginare, nude, armoniose, ammiccanti. Tutto questo è Crazy Horse, il marchio parigino d’intrattenimento e bellezza che Alain Bernardin, estimatore delle donne, creò nella Capitale francese il 19 maggio 1951. Allora la scena se la dividevano spogliarelliste d’alto bordo, cantanti (Charles Aznavour fece proprio al Crazy le sue prime apparizioni e al Crazy è diventata leggenda la regina del Burlesque, Dita von Teese), artisti di varietà. Negli anni Sessanta il locale si tinge di Nouvelle Vague, ospita le linee del Nuovo Realismo e la Pop Art, proponendo spettacoli che tengono conto delle nuove tendenze culturali. Dopo la scomparsa di Bernardin, Sophie, Pascal e Didier, i suoi figli, prendono le redini del teatro, ma non hanno la stoffa paterna. Nel 2005 l’addio della famiglia: il Crazy va in vendita. E qui, la svolta. La franco-americana Andrée Deissenberg, nuova direttrice generale, viene dal Cirque du Soleil ed esige che il teatro, gli spettacoli e le ragazze tornino all’altezza dei giorni migliori, quelli in cui lo spettatore sublimava in icone indimenticabili la figura femminile. Vede così la luce Désirs, lo show attualmente in scena tutte le sere a Parigi. Nel contempo, sotto la guida ferrea di una show-manager di San Pietroburgo, Svetlana Konstantinova, già stella del cabaret al Paradis Latin, nasce anche Forever Crazy, megaspettacolo da esportazione che sarà eccezionalmente a Milano dal 2 al 18 luglio prossimi, al Teatro Nuovo, due recite a sera (alle 21 e alle 23.30) sotto l’egida del neo-patron della sala, Lorenzo Vitali. Via le poltrone di platea, via le strutture tradizionali. Davanti al palcoscenico, la selva intima dei tavolini, le coppe di cristallo, lo champagne di prammatica. Ça, c'est Crazy. «Il Crazy Horse è un territorio particolare - racconta Svetlana - un marchio aperto al mélange che però esige di non venir mai meno a se stesso. Mi spiego: tutto è possibile, stare al passo dei tempi o ricordare il passato, L’importante è non tradire una cifra inconfondibile, uno stile». In nome di questa riconquista, di questa fedeltà, Svetlana è una meneuse de femmes inflessibile. Ogni giorno esamina almeno dieci nuove ragazze che aspirano ad entrare nel gruppo, i curricula arrivano da ogni parte del mondo. Appartengono tutte al mondo della danza e devono rispondere, sul piano fisico, a requisiti ben precisi: una statura compresa tra il metro e 68 centimetri e il metro e 73; una forma del corpo che rispetti le migliori proporzioni, vale a dire «gambe lunghe, sottili e belle», seni non esagerati i cui capezzoli distino, l’uno dall’altro, 21 centimetri, ombelico grazioso la cui distanza dal pube sia di 13 centimetri, sedere non piatto ma nemmeno eccessivo. «E poi - taglia corto Svetlana - è una questione di carisma. Chi ce l’ha, lo usa».



VIETATA LA CACCIA

Le trentasette girls del Crazy - dieci delle quali saranno a Milano - provano sei ore al giorno (le new entry, prima di accedervi, sostengono un corso di formazione di due mesi). Hanno un’età che varia dai diciotto agli ics anni: «Non c’è un massimo - spiega Svetlana -, oggi esistono donne di quarant’anni tenute meglio di donne di venti». Salgono tutte le sante settimane sulla bilancia per il controllo del peso, non possono rimanere incinta, sono legate da contratti che vanno da un minimo di tre anni a un massimo di dieci. «Sì - conferma Svetlana - abbiamo ballerine che sono con noi da un decennio. Anche se la vita al Crazy non è facile e viviamo avventure faticosissime». Bello spirito di sopportazione. La notte, alla fine dello spettacolo, un autista conduce a casa in macchina ogni ballerina, dopo la doccia in sede (la regola fu imposta da Bernardin, nessuno ha mai derogato). Gli spettatori non sono autorizzati a incontrare personalmente le ragazze. Se qualcuno, facoltoso in modo particolare, desidera regalare un Bulgari o un Cartier a una di loro, l’omaggio finisce nell’ufficio di Svetlana, che provvede a consegnarlo di persona alla destinataria. Nell’ensemble, quarant’anni dopo la mitica Rosa Fumetto, c’è oggi un’altra italiana, Gloria Di Parma (è un nome d’arte). Bella, bruna, sensuale, ha un fidanzato artista che vive a New York. Si incontrano su Skype la notte, quando lei ha finito lo spettacolo e rincasa sotto scorta. Le restrizioni non le pesano. Spiega che incarnare il mito femminile del Crazy Horse vale la pena di tanti sacrifici, delle insalate con pollo e uvetta prima delle performance, del controllo costante del peso, della qualità della pelle e del tono muscolare.



BACK STAGE

Nel back stage, quando le dee si preparano ad entrare in scena, l’ingresso è vietato a qualsiasi creatura di sesso maschile.
Il gioco delle donne del Crazy è una lunga sublimazione erotica veicolata dall’immagine, dal movimento, dall’intoccabilità. E viene in mente il Tasso, che canta un erotismo capace di propagarsi attraverso la vista, scatenando la fantasia. Vita e bellezza nella Natura intera: ... e non t’accorgi/come tutte le cose/or sono innamorate/d’un amore pien di gioia e di salute? Non a caso lo show parigino del Crazy, live nude cabaret di Avenue George V al numero 12, si chiama Désirs. Contiene una quasi conventuale filosofia dell’eros che perpetua l’icona femminile senza mai svilirla. Non a caso le trentasette ragazze intoccabili ripetono senza tregua: «Non chiamateci spogliarelliste».
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