Domingo torna al Teatro del Maggio nel Nabucco: «Abbiamo tutto, speriamo di avere solo la voce fresca»

Plácido Domingo in Nabucco, re di Babilonia
di Simona Antonucci
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Sabato 3 Ottobre 2020, 17:19

È una carrellata di star della lirica quella che salirà sul palcoscenico del Teatro del Maggio in occasione della messinscena del Nabucco di Giuseppe Verdi il 4 ottobre alle 20 (repliche il  7, il 10 e il 13 ottobre alle 20). «Abbiamo tutto, speriamo di avere solo la voce fresca», ha scherzato Placido Domingo, che si è esibito l'ultima volta su palcoscenico fiorentino 49 anni fa, nei panni di Calaf in Turandot. Il cantante mondiale, che è stato recentemente colpito dal Covid (guarito e in tournée da questa estate) e da accuse di molestie (fermamente rifiutate), sarà al fianco di  María José Siri, Fabio Sartori e Alexander Vinogradov in allestimento del Teatro lirico di Cagliari con la regia di Leo Muscato che vede il Maestro Paolo Carignani sul podio.

PEREIRA


«Abbiamo un cast straordinario: siamo il centro del mondo della lirica in questi giorni, posso dirlo senza falsa modestia», ha commentato il sovrintendente del Maggio Alexander Pereira, «Voglio che questo teatro entri nella prima linea dei grandi teatri del mondo e stiamo lavorando in questa direzione. Inoltre, in quest’ultimo periodo, stiamo facendo tutto quello che possiamo per “truffare” un po’ il “signor” Coronavirus e garantire al pubblico degli spettacoli di grande qualità da poter godere in tutta sicurezza».
 

 




«Non mi era mai capitato in tutta la vita di stare per sei mesi lontano dalle scene e sono molto felice di riprendere l’attività da Firenze e dal Teatro del Maggio, un palcoscenico speciale da cui mancavo da quasi mezzo secolo», ha aggiunto Domingo, «È un ambiente straordinario, e siamo molto tranquilli perché ci viene garantita la possibilità di lavorare in sicurezza. Non si può chiedere di meglio, il Maggio ha un’orchestra filarmonica straordinaria e il coro è una delle stelle di questa compagnia».

IL REGISTA MUSCATO

«In epoca Covid-19 un'attenzione particolare va alle misure di sicurezza», ha aggiunto il cantante spagnolo, 79 anni, anche direttore d'orchestra e manager musicale.  Anche se gli artisti effettueranno uno speciale test sierologico lampo (con risultati in dieci minuti) fornito da Menarini, resta un'operazione difficile per un'opera corale come il Nabucco, a cui il regista Leo Muscato ha dovuto rimettere mano per adattarla alle nuove contingenze. «Riprendiamo questo spettacolo per la nona volta», ha raccontato Muscato, «la terza qui a Firenze. La recitazione di solisti e coro è stata concepita per conferire all’azione un carattere frenetico e realistico. Ma in questa edizione “d’emergenza” in cui è necessario rispettare le norme di distanziamento sociale fra gli artisti in palcoscenico, siamo stati costretti a optare per diverse modifiche, a volte sostanziali. Una fra tutte, l’impossibilità, per questioni di igienizzazione, di usare trucco e parrucco e far cambiare costume al coro, che in questa edizione ne potrà indossare solo uno. Ma abbiamo fiducia che la musica di Verdi e l’interpretazione degli straordinari artisti che saliranno sul palcoscenico possano supplire a ogni altra mancanza».

IL MAESTRO CARIGNANI

«Poter fare Nabucco con il coro in scena e con tutta l’orchestra in buca è, in questo periodo storico così travagliato, un grande privilegio», ha aggiunto il direttore d’orchestra Paolo Carignani, «Il Teatro del Maggio è l’unico al mondo che ha avuto il coraggio di riprendere l’attività con tanto slancio, garantendo sicurezza a tutti coloro i quali lavorano all’interno del teatro. È una grande sfida e noi siamo intenzionati a vincerla».

 IL SOPRANO MARIA JOSE' SIRI


«È un onore per me debuttare nel ruolo di Abigaille e lo è ancora di più in questo momento così delicato»,  ha spiegato il soprano Maria Josè Siri, «Così come Verdi uscì vittorioso dalla grande crisi artistica che lo affliggeva prima di comporre Nabucco, così noi affronteremo la grande crisi dovuta al Covid19 proponendo al pubblico un Nabucco trionfante».

GIUSEPPE VERDI
La celeberrima opera verdiana ha infatti una genesi tutt'altro che semplice. Quando nel 1841 Giuseppe Verdi incontrò Bartolomeo Merelli, impresario del Teatro alla Scala, non volle saperne di comporre una nuova opera: era distrutto dal dolore per la morte dei figli e della moglie e si era convinto di essere un pessimo musicista per il fiasco della sua seconda opera, Un giorno di regno. Merelli riuscì a infilare nella tasca del pastrano di Verdi il libretto per una nuova opera, il Nabuccodonosor, la cui commissione era stata rifiutata da Carl Otto Nicolai. Giunto a casa, Verdi, arrabbiato, gettò via il libretto con l'intenzione di distruggerlo, ma questo si aprì sui versi del
Va' pensiero: era l'ispirazione che cercava.

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