In questa scenografia hollywoodiana, la musica riesce a non essere solo contorno.
Matthew Bellamy è dentro lo show come pesce nell’acqua: “”Uprising”, “Mercy” e “Thought Contagion” scatenano ovazioni, ma tutto il percorso giustifica l’adorazione piena e incondizionata del pubblico dei mutanti perché dimostra come sia possibile coniugare il mondo del rock alternativo con la dimensione da stadio. Volendo azzardare una conclusione potremmo dire che a San Siro è andata in scena una superba rappresentazione di rock geneticamente modificato. I Muse vincono perché osano e stupiscono, perché vanno sempre dove il pubblico non si aspetta che vadano. Esattamente come il gigantesco scheletro che morde l’aria e sembra ridere della paura altrui. Spettacolo impossibile da raccontare nei dettagli e da vedere in ogni dettaglio.
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