Guccini, gli 80 anni del "poeta umile" che è già diventato un classico

Guccini, gli 80 anni del "poeta umile" che è già diventato un classico
di Mattia Marzi
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Domenica 14 Giugno 2020, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 12:51

«Mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso / e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare / ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare, e a culo tutto il resto»: basterebbero questi pochi versi, scritti proprio da lui, per raccontare Francesco Guccini. La chiusura de "L'avvelenata", una delle canzoni-simbolo della sua vastissima produzione (dal 1967, l'anno dell'esordio con l'album "Folk beat n. 1", si contano sedici dischi in studio, sette dal vivo, cinque raccolte - senza dimenticare le canzoni scritte per altri e le colonne sonore), resta a distanza di 44 anni dalla sua uscita la più efficace descrizione del cantautore emiliano. E torna buona anche per un doveroso ritratto nel giorno in cui Guccini compie la bellezza di 80 anni. Li ha festeggiati con una settimana d'anticipo la scorsa domenica, partecipando a un evento in streaming trasmesso su YouTube dalla Città di Modena per rendergli omaggio. Tra una riflessione e l'altra su queste otto decadi di vita non ha mancato di prendere in giro chi lo venera come un profeta: «Io un cantautore colto? Non è vero. Ho fatto le magistrali, non ho fatto il classico. Ho delle lacune paurose. Sono un ignorantello. Claudio Lolli era molto più colto di me», ha detto.

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E però se le sue canzoni vengono considerate poesie, tanto da essere addirittura analizzate nelle scuole come esempi di componimenti contemporanei, un motivo ci sarà. È "per la capacità di trasfigurazione delle grandi tematiche socio-culturali in parabole ricche di pathos e di inventività formale, con una sensibilità poetica che lo dispone ai toni dell'elegia e della favola", come scrissero i giurati del Premio Montale quando nel 1992 gli assegnarono la Targa d'Oro intitolata al grande poeta genovese. Nel 1965 aprì la stagione della canzone di protesta italiana con una canzone, "Dio è morto", il cui testo era ispirato al poema "L'urlo" di Allen Ginsberg, il poeta della Beat Generation. Inciso dai Nomadi (e contemporaneamente anche da Caterina Caselli), quel brano non ebbe vita facile: la Rai lo etichettò come blasfemo (soprattutto per il titolo, che si rifaceva al concetto nietzschiano della Morte di Dio, intesa però come crollo di tutte le certezze che avevano guidato la società fino agli Anni '60) e non lo mandò in onda. Ironia della sorte, Radio Vaticana - l'emittente radiofonica dello Stato di Città del Vaticano - inserì la canzone nella sua programmazione. E secondo alcuni aneddoti, a Papa Paolo VI "Dio è morto" non dispiaceva affatto. Cinquantatré anni dopo, nel 2018, Guccini sarebbe stato immortalato in piazza San Pietro intento a scambiare un breve saluto con Papa Francesco.
 
«Le fedi fatte di abitudini e paura / una politica che è solo far carriera / il perbenismo interessato / la dignità fatta di vuoto / l'ipocrisia di chi sta sempre / con la ragione e mai col torto»: un testo sempre attuale, quello di "Dio è morto". Che è solo uno dei tanti capolavori scritti da Guccini negli anni. Tra i più significativi vale la pena menzionare "Auschwitz" (incisa dagli Equipe 84 nel 1966 e accreditata a Lunero e Maurizio Vandelli, perché all'epoca il cantautore non era ancora iscritto alla Siae), "Canzone per un'amica" (dall'album d'esordio del '67), "Vedi cara" (da "Due anni dopo" del '70), "Il vecchio e il bambino" e "La locomotiva" (da "Radici" del '72). E poi ancora: "Eskimo" (da "Amerigo" del '78), "Autogrill" (dall'eponimo disco dell''83) e "Culodritto" (da "Signora Bovary" del 1987). Canzoni spesso così socialmente impegnate da far trasparire la sua vicinanza alla sinistra italiana: «Sono di sinistra ma non sono mai stato comunista», è andato ripetendo negli ultimi mesi. Bacchettando anche la classe dirigente della sinistra di oggi: «Non ci sono più gli uomini che c'erano una volta. Manca la personalità, il carisma, forse anche i contenuti» ha detto, intervistato lo scorso dicembre da Diego "Zoro" Bianchi a Propaganda Live, su La7.
 
Nel 2013, quando uscì l'album "L'ultima Thule", il Maestrone di Pavana annunciò di non volere più incidere nuovi dischi né fare concerti per dedicarsi esclusivamente alla carriera di scrittore (il primo romanzo, "Cròniche epafàniche", uscì nel 1989, seguito da altre 27 pubblicazioni tra romanzi, saggi e racconti - non bisogna dimenticare l'attività come fumettista, cominciata nel 1969 con "Galassia che vai...", in "Psycho", e portata avanti nel corso degli anni). Furono Samuele Bersani e Pacifico a fargli cambiare idea, ma solo per una canzone, "Le storie che non conosci": il ricavato del singolo, pubblicato nel 2015, venne interamente devoluto in beneficenza alla Fondazione Lia per finanziare laboratori di lettura per bambini non vedenti e ipovedenti a Bologna. Sempre nel 2015 uscì l'antologia "Se io avessi previsto tutto questo. La strada, gli amici, le canzoni", seguita due anni dopo dal live "L'Ostaria delle Dame", raccolta di concerti che Guccini tenne nei primi Anni '80 nell'omonima osteria bolognese, crocevia della canzone d'autore locale (il cantautore presentò il disco alla stampa proprio all'interno del locale).

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Ciò che Guccini rappresenta per il cantautorato italiano non è testimoniato solo dalla lista di riconoscimenti che gli sono stati assegnati e intitolati negli anni tra Targhe Tenco, premi vari, cittadinanze onorarie, lauree honoris causa, onorificenze come quella da Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana (nel 2004, su iniziativa dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi) e pure un asteroide (il 39748 Guccini, scoperto nel 1997 dagli astronomi Luciano Tesi e Gabriele Cattani), ma anche dall'omaggio che diversi esponenti della canzone d'autore italiana di oggi gli hanno riservato lo scorso autunno ricantando le sue canzoni per l'album "Note di viaggio - Capitolo 1": da Elisa (che ha reinterpretato "Auschwitz" a Manuel Agnelli ("L'avvelenata"), passando per Ligabue ("Incontro" - il cantautore e il rocker sono legati da una lunga amicizia che nel corso degli anni li ha visti collaborare a più riprese: nel '98 Guccini recitò pure nel film d'esordio come regista di Ligabue, "Radiofreccia"), Carmen Consoli ("Scirocco") e Brunori Sas ("Vorrei"). E proprio in concomitanza con i festeggiamenti di questi 80 anni la Bmg, casa discografica che ha curato l'iniziativa, ha annunciato che in autunno arriverà il secondo volume del progetto.  
 

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