Lucio Battisti oggi compirebbe 80 anni: quel concerto che tenne nella sua Poggio Bustone

Lucio Battisti
di Sabrina Vecchi
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Domenica 5 Marzo 2023, 00:10

RIETI - Ottant’anni fa, come oggi, Lucio Battisti nasceva a Poggio Bustone. Una memoria, quella del cantautore, che aleggia sulla valle reatina, tra nostalgie musicali e ricordi contrastanti. È una giornata speciale per la comunità di Poggio Bustone: oggi alle 17, in sala consiliare, si terrà un incontro di pensieri e parole a cui parteciperanno il giornalista musicale Luciano Ceri, l’editore Francesco Coniglio, lo scrittore Giuliano Compagno e il nipote di Lucio, Andrea Barbacane, figlio dell’amata sorella Albarita. Ma ci saranno soprattutto i compaesani, invitati a partecipare portando aneddoti, emozioni, domande.

Le testimonianze. «Non sarà una commemorazione, ma il racconto degli amici che lo hanno vissuto qui - dice il sindaco Rovero Mostarda - Il ricordo di Lucio sarà abbracciato dalla sua gente, da coloro che lo avevano conosciuto e dai tanti giovani che su di lui hanno ascoltato ricordi e testimonianze.

Qui la sua presenza non è mai venuta meno». Intanto, sia Rieti che Poggio Bustone pensano ad altre celebrazioni. «Per noi ragazzi degli anni ‘70, i ricordi sono imprescindibili dalla sua musica. La gioventù la identifico con l’immagine delle passeggiate sulla mia Vespa cantando “Mi ritorni in mente”», osserva il maestro Giancarlo Cecca, direttore della Banda musicale Città di Rieti. Forse questa, la canzone più amata dai reatini. «Alla stazione di Rieti non si sentiva altro - ricorda una studentessa dell’epoca - anche sull’autobus stavamo tutti appiccicati alle radio. Nell’anno scolastico 1972/73 venivo alle Scuole Magistrali facendo il viaggio con i poggiani, che appena iniziavano le prime note facevano le ovazioni».

Lo storico concerto nel suo paese. E che dire di quel memorabile concerto del 1969 al suo paese natale, di cui in molti hanno ancora memoria. «C’era una quantità di gente da far paura, ma nessuno pensava venisse davvero, stette poco, alcuni paesani rimasero delusi, lo avrebbero voluto più caldo, affettuoso, ma lui era così». Una rarissima ripresa amatoriale lo immortala dietro la pianola: «Fece poche canzoni, accompagnato dai Formula 3, si percepiva la voglia di mantenere una promessa con il suo paese, con cui aveva un rapporto combattuto, ma di viscerale amore».

Nitidissima la memoria del giornalista Fabrizio Tomassoni: «Mio padre era agente della Siae, ricordo tutto della “Parata di Primavera” al Flavio Vespasiano di Rieti. Nel 1968 avevo 10 anni e Lucio vinse con “Balla Linda”. Daniele Piombi presentava ed Elio Palumbo era l’organizzatore, ma resse fino al 1971, poi capì che al Comune importava poco e se ne andò. Anni dopo, quando entrai a lavorare in banca a Poggio Bustone, conobbi Silvio, che a Lucio aveva insegnato a suonare la chitarra, lo ripeteva a tutti, ogni volta: “banchie’, io ho insegnato a sonà a Lucio”. Mi diceva sempre che lo aveva solo sgrezzato, che aveva un talento eccezionale. La mamma e la sorella erano molto schive, quasi intimidite da quell’enorme successo».

L'ammirazione del sindaco Sinibaldi. Nonostante la giovane età, ammirazione e conoscenza di Battisti anche da parte del sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi: «Anch’io sono legatissimo alle sue canzoni. Credo che tutti gli italiani, oltre ai reatini, gli siano grati: sono tra le poche che ancora oggi fanno sognare generazioni differenti». Emozioni anche per la presidente della Provincia, Roberta Cuneo: «In famiglia abbiamo trasmesso ai figli la passione per la sua musica. E ogni volta che vedo un ciliegio in fiore penso alla canzone “La collina dei ciliegi”, la mia preferita». «Per me il più grande - dichiara l’assessore alla Cultura di Rieti, Letizia Rosati - Ogni canzone una perfetta coesione tra testo e musica, arrangiamenti originali che ancora risultano attuali: brani che hanno travalicato il tempo storico».

Il ricordo dell'onorevole Trancassini. «Non basta un ricordo, ne servirebbero migliaia - sottolinea l’onorevole Paolo Trancassini. - Associo la sua musica alle estati a Leonessa e alla spensieratezza di quegli anni. E non dimentico un aneddoto: una delle tante volte che mia madre mi metteva sulla corriera per Terzone, dove vivevano i miei nonni, ero seduto vicino a un signore anziano con una folta barba bianca. Entrammo in confidenza e parlammo per tutto il viaggio delle canzoni di Lucio. Una volta arrivati al bivio di Poggio Bustone mi salutò e si presentò: era Alfiero Battisti, suo padre».

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