Curreri da dj alla radio all'epopea degli Stadio collaborando con Vasco Rossi e Dalla

Curreri da dj alla radio all'epopea degli Stadio collaborando con Vasco Rossi e Dalla
di Paolo Travisi
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Venerdì 10 Novembre 2017, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 17:42
Anche Gaetano Curreri, come Vasco Rossi, affonda le sue radici artistiche nelle radio libere. Si chiamava Punto Radio e trasmetteva da Zocca. Vasco faceva il dj, Curreri futuro fondatore e cantante degli Stadio, suonava su un piano gli stacchetti musicali dal vivo. Senza saperlo facevano parte di quella “generazione di fenomeni” che avrebbe lasciato un segno indelebile nella musica italiana dei decenni successivi.




“Ci siamo dovuti inventare ruoli che non esistevano ancora, oggi è tutto chiaro, ma all'epoca di Punto Radio quando scrissi l'introduzione di Albachiara, facevo quello che ormai da tempo si chiama l'arrangiatore, per questo eravamo una generazione di fenomeni”.

Così  Gaetano Curreri spiega come è nato il titolo del libro (“Generazione di fenomeni” edito da Rai Eri) in cui racconta i 40 anni della sua storia artistica insieme agli Stadio, che coincide con la storia stessa del paese, in cui il suo percorso s'intreccia con quello di amici che hanno scritto le canzoni più belle della musica italiana: Vasco Rossi e Lucio Dalla.

“Tra noi due, in quei primi tempi, quello che voleva che Vasco diventasse un cantautore ero io”, scrive Curreri nel libro ed a proposito di Vasco dice “è il mio miglior amico, la persona a cui voglio un gran bene, come fosse mia mamma, la mia famiglia - confessa al telefono Curreri - è il fratello che avrei voluto avere e probabilmente è lo stesso per lui”.

Ancora oggi il cantante degli Stadio, quando sente il bisogno della semplicità dei vecchi tempi va a suonare il campanello di Zocca. Poi nella vita della band, arriva Dalla, geniale, creativo e dirompente, “ci mise insieme nel '78 per Banana Republic, facemmo una tour con lui, sperimentando sul campo, non avevamo idea di come si facesse un concerto” dice divertito Curreri “anche lì eravamo dei fenomeni nell'improvvisare soluzioni”.

“Dalla - si legge nel libro - non era solo un grande musicista, era un raffinato stratega e un capace uomo di marketing. Gli Stadio sono frutto di questa sua abilità”. “Per Lucio eravamo una famiglia, perché lui una famiglia vera non l'aveva” afferma Curreri “suonavamo da mattina a sera, compresi Natale e Pasqua”.

Intanto le esperienze sul palco e fuori lasciano il segno, Curreri e gli altri membri del gruppo stanno cercando la loro identità. Ed ancora una volta è Dalla ad offrire l'occasione giusta. A Roma, nel 1982, ai piedi di Castel Sant'Angelo durante un concerto, tra il pubblico, ci sono Berlinguer, Federico Fellini ed un altro fenomeno, un giovane Carlo Verdone. S'innamorò di “Grande figlio di puttana”, stava girando Borotalco e la volle come colonna sonora del film, in cui la protagonista Eleonora Giorgi era una fan sfegatata di Lucio Dalla.

“Nell'82/83 inizia la nostra storia discografica”, dice ancora Curreri, “prima non avevamo neanche un nome, eravamo il gruppo di Dalla, gli Stadio nascono in quel momento” ed anche per il film successivo Acqua e Sapone, Verdone scelse gli Stadio per la soundtrack del film. Gli alti e bassi della vita portano Curreri e compagni all'ultimo posto al Festival di Sanremo, poi un tour in America, mentre cade il muro di Berlino, si chiude una pagina della storia e così anche il sodalizio artistico con Luci Dalla.

Negli anni Novanta in Italia irrompe il rap, Jovanotti arriva sulla scena italiana con l'energia e l'ingenuità di Gimme Five, ma scrive insieme a Luca Carboni una canzone per gli Stadio, “Liberi di cambiare”, “un testo molto politico e profetico”, scrive Curreri in Generazione di Fenomeni. “Lorenzo stava abbandonando il Jovanotti giovanilista per diventare il Jovanotti maestro di pensiero e filosofo. In cuor suo aveva già quel sentimento e voleva dimostrarlo e così fece questa canzone per noi. Liberi di cambiare è un inno alla libertà, noi abbiamo un'arma, che è quella di non andare a votare” sottolinea Curreri che si allaccia alla situazione politica attuale.

“Guardi cosa è successo in Sicilia, il 50% delle persone non ha votato ed è inutile che i partiti si proclamini vincitori. Se la metà degli elettori non vota, hai perso. Lorenzo in quella canzone diceva proprio questo, ha predetto il futuro come fanno i poeti”. Ed a proposito dei tempi che corrono, tra pochi mesi tornerà il Festival di Sanremo dove gli Stadio hanno trionfato nel 2016 con “Un giorno mi dirai”.

“Sanremo rappresenta un po' la vita. Un giorno sei demoralizzato perché sei ultimo e poi sei felice come un papero perché hai vinto. Il palco dell'Ariston è la storia della nostra vita, siamo stati ultimi e primi”. Nell'edizione 2018 Carlo Conti lascia il posto a un cantautore Claudio Baglioni, scelta di cui Curreri è entusiasta. “Un paio di cose che ha fatto le amo moltissimo. Togliere l'eliminazione che per molti artisti è un'esperienza bruttissima, un gioco al massacro, fa bene alla televisione non agli artisti. E poi far durare le canzoni un pochino di più, queste due cose sono meravigliose, se mi avessero chiesto cosa avrei cambiato, avrei fatto quello che ha fatto Claudio Baglioni”.

Ma non si può non parlare con Gaetano Curreri del futuro della band dopo 40 anni di carriera. “Adesso ci possiamo permettere di non fare l'autostrada, ma di fare la strada di collina dove ci sono tante curve ma c'è un panorama meraviglioso. Non abbiamo fretta, quella la lasciamo agli altri”.
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