Ed Sheeran a Firenze Rocks, la recensione del concerto

Ed Sheeran a Firenze Rocks, la recensione del concerto
di Andrea Andrei
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Mercoledì 19 Giugno 2019, 21:56
dal nostro inviato

FIRENZE
Non è cosa da tutti riempire un intero ippodromo con una chitarra e nient'altro. Anzi, è cosa da pochi, pochissimi. È cosa da Ed Sheeran. Se si vuole avere un'idea della sua popolarità, basta collegarsi a Spotify e cliccare su classifiche. Si scoprirà che il 28enne cantautore inglese, nato nel West Yorkshire da genitori irlandesi, è primo al mondo per ascolti senza temere nemmeno la concorrenza agguerrita della fenomenale Billie Eilish, fissa al secondo posto. Il suo ultimo singolo I don't care, in collaborazione con Justin Bieber, nel giro di un mese è stato riprodotto circa 230 milioni di volte. Shape of you dall'album ÷ del 2017 è arrivato a 5 miliardi e 200 milioni. Nel 2015 a 24 anni è diventato il primo artista nella storia a essersi esibito a Wembley da solo, chitarra e voce, per tre serate consecutive, tutte sold out.

I NUMERI
Un fenomeno globale che i numeri possono circoscrivere, ma non certo spiegare del tutto. Meglio ascoltarlo in concerto, come ieri sera hanno potuto fare le 65 mila persone che affollavano la Visarno Arena di Firenze, nel secondo giorno del festival Firenze Rocks 2019. Un popolo, quello del baronetto Ed Sheeran (è stato insignito del titolo nel 2017), composto prevalentemente da ragazze ed estremamente devoto, tanto che ieri il Parco delle Cascine, teatro della prima data italiana di quest'anno del Divide Tour era pieno già nel primo pomeriggio nonostante i 36 gradi. Una scena che molto probabilmente si ripeterà domani, quando l'artista si esibirà allo stadio Olimpico di Roma per un mega-show davanti a una platea di 60 mila persone, e mercoledì a San Siro, a Milano, (dove di fan ce ne saranno 55 mila), con i biglietti sold out in poche ore. Un pubblico che a più riprese intonava Sei bellissimo e che ha offerto uno spettacolo impagabile già dall'ingresso di Sheeran - si è presentato con la maglia dell'Italia come Mick Jagger aTorino nell'82 - in scena sul ritmo incalzante di Castle on the hill, sottolineato da un boato liberatorio, trasformatosi subito in un coro appassionato che ha accompagnato tutta l'esibizione. Sheeran ha un approccio leggero al palco, quasi ingenuo. Sembra un ragazzo timido che in jeans e maglietta (ieri della Nazionale italiana) si esibisce in un pub. Il suo stile è rimasto quello, solo che ora è davanti a migliaia di persone per due ore filate. Lo fa divertendosi tanto, cantando insieme al pubblico e interagendo, mentre con una chitarra e dei pedali crea melodie e arrangiamenti, campionando tutto in diretta. Tanto che sul palco non sembra più essere solo. Eppure lo è.

Alle sue spalle immagini colorate che contribuiscono a rendere l'atmosfera ancora più festosa. Gli spettacoli a Roma e Milano dovrebbero restituire ancora di più questa atmosfera, visto che i grandi palchi degli stadi permettono di montare una scenografia più imponente, formata da maxischermi verticali che vanno a formare una sorta di fiore, cifra stilistica che contraddistingue i più recenti concerti di Sheeran. Si passa quindi a The A Team, uno dei primi successi dall'album + del 2011, e poi si balla sui ritmi di Don't e New man. E dopo Dive è proprio il turno di I don't care. Se infatti sono due anni che Sheeran sta girando il mondo con il suo Divide Tour, stavolta è anche l'occasione per presentare il nuovo album, No. 6 Collaborations Project, in arrivo il 12 luglio (15 brani in cui duetterà con altri artisti, da Bieber a Chance The Rapper e PnB Rock in Cross me).

IL CINEMA
Ma non c'è nemmeno il tempo di tirare il fiato che, dopo Lego House e Give me love, parte la trascinante Galway girl, uno dei pezzi migliori di ÷ in cui oltre al titolo si sentono, chiarissime, le origini irlandesi di Sheeran. Cosa che si ritrova in parte anche nella successiva I see fire, contenuta nella colonna sonora del film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug del 2013 (come attore ha recitato in Bridget Jones's baby e nella settima stagione de Il Trono di Spade e nella commedia Yesterday di Danny Boyle, che uscirà in Italia il 26 settembre 2019). A riprova del suo rapporto con il mondo del cinema, a seguire il concerto c'era anche, a sorpresa, il suo amico Russell Crowe.

IL FINALE
Il culmine dello show arriva con Thinking out loud: «Se non conoscete questa canzone avete sbagliato concerto», dice Ed, e il pubblico risponde con un coro impressionante, che quasi lo sostituisce. Il palco diventa la platea, le lacrime scorrono a fiumi e continuano a scorrere per Photograph e soprattutto per Perfect, sulla quale l'ippodromo si illumina a giorno per i flash dei cellulari. A riportare la voglia di ballare ci pensa Sing, preludio del gran finale sulle note di Shape of you e poi di You need me, I don't need you, uno dei primi singoli di Sheeran, sulla quale dà prova anche di essere un buon rapper. Come a dire che lui è rimasto lo stesso ragazzo che cercava di farsi conoscere sui social network. E poco importa se ora i suoi milioni di follower può guardarli in faccia dall'alto di un palco.
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