Bob Marley, il profeta del reggae avrebbe compiuto 72 anni

Bob Marley
di Giacomo Perra
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Lunedì 6 Febbraio 2017, 15:06 - Ultimo aggiornamento: 15:08

Le treccine rasta al vento, l’immancabile copricapo con i colori della bandiera giamaicana in testa e la sua amata ganja: è intorno a questa iconografia che, preferibilmente, continua ad aleggiare il ricordo di Bob Marley. Ma, a oltre tre decenni dalla sua morte, il profeta del reggae è molto di più di un’effigie stampata su una maglietta e di una serie di fotogrammi triti e ritriti e colpevolmente svuotati di senso. Perché Marley, che proprio oggi avrebbe compito settantadue anni, più che apparenza è stato essere, più che immagine, parola. Anzi, parole. Specie quelle dei testi delle sue memorabili canzoni, che, lungi dal costituire solo buona musica, hanno segnato intere generazioni con il loro messaggio di pace, di fratellanza e di libertà: da I Shot the Sheriff a No Woman, No Cry, passando per Is This Love, One Love, Exodus, Get Up, Stand Up e per tante altre ancora, la lista è lunga e quanto mai prestigiosa. E proprio di recente 13 nastri di sue canzoni sono stati trovati nello scantinato di un hotel a Londra.
 
Nato (povero) a Nine Mile da padre bianco britannico e madre (nera) giamaicana,  uno “scandalo” in una società che non tollerava il multiculturalismo, Bob Marley è stato con i suoi poetici brani l’alfiere di una rivoluzione culturale e umanistica che ha restituito dignità (non solo letteraria) agli oppressi di tutta la Terra. Nei suoi versi c’erano la voglia e la speranza di un mondo nuovo e pacificato, naturale conseguenza dell’abbattimento del vecchio, in cui, inevitabilmente, era necessario alzarsi e ribellarsi per i propri diritti.
 

 

 
Insomma, più che una popstar, Marley è stato un vate, un guru ispirato dalla religione, quel rastafarianesimo che predicava il ritorno in Africa e la fuga dall’Occidente, la Babilonia tante volte cantata di cui comunque Bob si è servito per costruire il suo mito. Un mito scandito dall’accattivante ritmo del reggae (una novità per l’Europa, dove il cantante giamaicano si rivelò insieme agli Wailers, il gruppo in cui cantava pure Rita, moglie e madre di tre dei suoi tredici figli) e sancito definitivamente dalla sua scomparsa, arrivata prematuramente, a soli trentasei anni, il 5 maggio del 1981, a causa del cancro.
 
Da allora, malgrado il severo controllo dei familiari,  la leggenda del profeta del reggae ha conosciuto troppo spesso le fameliche strade del business, che, intenzionalmente, hanno esaltato l’idolo Marley e la sua iconografia per oscurarne il messaggio: questo Bob non l’avrebbe voluto. 

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