Ivano Mugnaini presenta il suo romanzo: «Leonardo Da Vinci scambiò l'identità con un sosia»

La copertina del romanzo Lo specchio di Leonardo di Ivano Mugnaini
di Mariapia Bruno
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Mercoledì 20 Aprile 2016, 18:03 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 17:08
E se il genio di Leonardo fosse in realtà quello del suo sosia? E’ la domanda che si è posto Ivano Mugnaini, autore del romanzo Lo specchio di Leonardo (Edizioni Eiffel 2016), un libro da assaporare con curiosità e attenzione, che mette al centro della scena uno degli artisti più amati di sempre, Leonardo da Vinci. L’autore gioca sullo scambio di identità tra il padre della Gioconda e il suo sosia, Manrico, un copista definito ottuso e acuto, che si sarebbe sostituito al maestro nella sua fuga in Francia, lasciando Leonardo libero di vivere una vita senza oneri e onori in Italia.

Ivano, come mai ha scelto proprio da Vinci per il tuo romanzo?

Leonardo da Vinci è un personaggio imponente, poliedrico, prepotentemente presente quasi in ogni ambito scientifico ed artistico, che sbalordisce e spaventa. Sembra un uomo invincibile e spesso si immagina di poterlo sfidare per scovare, nella sua persona, un qualcosa che lo renda più simile ai comuni mortali. Mi ha colpito di Leonardo il suo lato nascosto e misterioso: lui stesso era un uomo in carne ed ossa, con desideri e manie, pulsioni e frustrazioni da scoprire. Ho immaginato cosa avrebbe pensato il maestro nel momento in cui avesse visto il suo sosia: “Grazie a quell’uomo mi si sarebbero aperte le porte dell’amore e del sesso vero, sincero, assoluto, e si sarebbero serrate quelle della mia cattiveria, il senso di piacere che mi coglie mentre lacero con le lame e con le dita corpi ancora caldi e vivi di rospi e lucertole, con un’identica voglia di farlo anche con i cristiani. Intanto, come per miracolo, mentre pensavo tutto questo concepivo finalmente una bontà, o forse, per beffa ulteriore, la cattiveria più grande della mia vita: dare ad uno sconosciuto del tutto inadeguato, forse felice nella sua landa selvaggia, la possibilità di tramutarsi in Leonardo da Vinci, artista, uomo di scienza e di mondo, considerato un genio.”

Secondo te, come reagirebbe il pubblico se scoprisse che i capolavori tanto amati non sono di Leonardo, ma di un suo prestanome?

Il pubblico reagirebbe con incredulità. Ormai la fama di Leonardo sia come scienziato che come artista è talmente consolidata che metterla in discussione verrebbe a contrastare il ruolo che il genio fiorentino ha nell'immaginario collettivo. Fa parte della nostra vita, volenti o nolenti, come riferimento assoluto riguardo a intelligenza e creatività. Metterlo in discussione equivale a rinnegare una parte di noi, un mito e una meta. Ma la provocazione contenuta nel romanzo, l'invenzione narrativa del sosia, serve a farci riflettere su quanto complessa e contraddittoria, fertile ma tormentata, anzi, forse fertile proprio perché complessa a livello di psiche, di simboli e di sogni, sia la mente di Leonardo come quella di qualunque persona che crea mondi partendo dalla realtà e ad essa ritorna, arricchendola."

E in questi mondi si sviluppa una metafora molto profonda, quella dello specchio. Come hai elaborato il discorso del doppio?

Quello del “doppio” è uno dei topos più presenti nella letteratura di ogni tempo. Nel mio libro si tratta sia di una metafora della complessità della mente umana, sia di un meccanismo narrativo per fare emergere un alter ego dotato di una vita propria con cui Leonardo si deve confrontare, lottando prima per riconoscerlo come affine, poi per liberarsi dalla sua annichilente e straniante influenza. Ci sono due fasi ben distinte: quella della fascinazione nei confronti dell’altro, e quella del rigetto di un lato di sé tutto da scoprire. L'immagine che si riflette nel libro è un doppio che inizialmente Leonardo vorrebbe solamente usare, un trucco, un espediente per fuggire da una società falsa e opprimente. All'inizio è  una specie di fantoccio uguale a lui per l'aspetto fisico, ma diversissimo come mentalità e modo di vedere il mondo. In seguito si arriva ad un ribaltamento di prospettiva: l'alter ego prende il sopravvento, lasciando aperta la domanda di fondo, ossia se esso rappresenti la parte meno nobile di Leonardo, quella becera e terrena, o se invece sia l'incarnazione dell'autenticità, della schiettezza, di un vitalismo vorace ma genuino.
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